Sprechi e atti
vandalici. Punti
Acqua in «bilico»

di Cinzia Reboni
Uno dei 127  punti acqua gratuiti sparsi in tutta la provincia   L’Ato ha avanzato un modello di nuova gestione del servizio
Uno dei 127 punti acqua gratuiti sparsi in tutta la provincia L’Ato ha avanzato un modello di nuova gestione del servizio
Uno dei 127  punti acqua gratuiti sparsi in tutta la provincia   L’Ato ha avanzato un modello di nuova gestione del servizio
Uno dei 127 punti acqua gratuiti sparsi in tutta la provincia L’Ato ha avanzato un modello di nuova gestione del servizio

L’acqua è un bene comune? Dipende dal «punto»... di vista. Se ne parlerà il 2 febbraio nell’assemblea dei Comuni in Ato, quando i sindaci saranno chiamati a dare un parere sul futuro del servizio Punto Acqua, che conta 127 fontanelle di erogazione gratuita in 112 Comuni della provincia (10 quelle installate in città). L’Ufficio d’Ambito di Brescia ha inviato una lettera-sondaggio ai sindaci che hanno sottoscritto a suo tempo il protocollo d’intesa, ipotizzando due diverse modalità di erogazione del servizio per il futuro: la compartecipazione dei costi da parte dei Comuni o la privatizzazione, con pagamento dell’acqua erogata. «Peccato venga esclusa a priori la terza scelta, e cioè che il servizio continui ad essere gratuito - sottolinea il consigliere provinciale Marco Apostoli della lista Provincia Bene Comune -. Il Punto Acqua, così come è strutturato oggi, costa 700 mila euro all’anno e viene pagato da tutti i cittadini bresciani attraverso la tariffa, con un costo di 0,58 centesimi di euro l’anno. Il passaggio ad un’erogazione a pagamento consentirebbe, secondo Ato, di sgravare il gestore dai costi di manutenzione, e dunque di recuperare il costo oggi coperto dalla tariffa. Ma come si fa - sottolinea Apostoli - a sgravare gli oneri ai gestori, se già oggi sono coperti interamente dalla tariffa che tutti paghiamo?». Quando partì nel 2008, con 7 punti acqua in altrettanti Comuni pilota, l’iniziativa veniva pubblicizzata con il famoso slogan «l’acqua del sindaco». «CI FU PERSINO chi fece delle etichette da applicare sulle bottiglie usate per il riempimento alle fontanelle - aggiunge Apostoli -. Le finalità erano chiare: valorizzare la qualità dell’acqua dei nostri pozzi, promuovere un uso consapevole della risorsa, abbattere la produzione della plastica legata alle bottiglie comprate al supermercato». Per questo «Provincia Bene Comune ritiene opportuno mantenere l’utilizzo del punto acqua gratuito, chiedendo eventualmente ai Comuni una compartecipazione una tantum. Una scelta consapevole, anche nel solco dell’esito referendario del 2018, quando 220 mila cittadini votarono per il 97% affinchè il servizio idrico nella nostra provincia rimanesse pubblico». «Abbiamo voluto coinvolgere i Comuni per sapere cosa ne pensano e progettare il futuro con consapevolezza - precisa il direttore dell’Ato Marco Zemello -. L’assemblea non prenderà decisioni, ma raccoglierà suggerimenti e indicazioni dei sindaci». Secondo Ato serve un nuovo approccio gestionale. «Dopo più di dieci anni di servizio era giusto fare il punto della situazione, anche in relazione ai costi di gestione e di manutenzione - afferma Zemello -. Ci sono arrivate richieste molto diversificate: ci sono Comuni che vogliono entrare nel protocollo, altri che vorrebbero raddoppiare il punto acqua, e chi ha espresso la volontà di modificare l’erogatore, trasformandolo a pagamento, per migliorarne l’efficienza e garantire il servizio h24 tutto l’anno, e non soltanto da marzo a novembre. In alcuni paesi sono già attivi distributori no-free, con costi tra i 5 e i 6 centesimi al litro, allestiti dagli enti locali che non hanno aderito al protocollo d’intesa. Una scelta per certi versi coerente, ma quasi sempre dettata anche dal cattivo utilizzo che si fa delle fontanelle: proprio perchè gratuita, l’acqua viene spesso sprecata. Senza contare gli atti di vandalismo». LE OPZIONI sul tavolo sono varie. «Il Comune che vuole mantenere il servizio gratuito dovrà metterci del suo - spiega il direttore dell’Ato -. La compartecipazione non trova tutti d’accordo, soprattutto i paesi piu piccoli. L’alternativa è individuare un gestore per l’erogazione dell’acqua a pagamento. Si tratterebbe comunque di una cifra simbolica, insignificante rispetto al costo di una bottiglia comprata al supermercato». Anche Borgosatollo ha aderito al protocollo. «Entrambe le soluzioni proposte da Ato presentano delle criticità - ammette il sindaco Giacomo Marniga -. La privatizzazione è quasi una contraddizione di termini rispetto al fatto di offrire alla comunità almeno un punto acqua gratuito. Un servizio strategico, che intendo mantenere: non voglio un “juke box“ dove inserire 10 centesimi per avere un litro d’acqua». Anche il costo a carico dei Comuni non trova Marniga d’accordo. «Se si tratta di un’una tantum, ci può anche stare. Ma un costo ordinario inciderebbe troppo pesantemente, soprattutto sul bilancio dei paesi più piccoli, che potrebbero trovarsi costretti a chiudere o privatizzare il punto acqua proprio perchè rischia di essere una spesa non sostenibile. Questo significherebbe penalizzare proprio quella fascia di popolazione che ha dimostrato maggiore sensibilità sulla tematica del risparmio idrico, attraverso un uso responsabile dell’acqua ma anche evitando l’uso delle bottiglie di plastica». Secondo Marniga, «si potrebbe valutare di spalmare il costo della tariffa su chi consuma di più, e quindi fa un uso poco responsabile della risorsa idrica, in esatta contrapposizione rispetto a chi utilizza invece il punto acqua». •

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