Scarico di liquami, allevatore nei guai

di Simona Duci
La Polizia provinciale ha messo sotto sequestro l’allevamento
La Polizia provinciale ha messo sotto sequestro l’allevamento
La Polizia provinciale ha messo sotto sequestro l’allevamento
La Polizia provinciale ha messo sotto sequestro l’allevamento

Non c’era sostanzialmente quasi niente di non censurabile nell’allevamento di maiali di Calvisano che è finito sotto sequestro allungando la già infinita serie di reati ambientali in campo agricolo. L’elenco delle contestazioni fatte nel verbale della polizia provinciale comprende la distribuzione illecita di liquami ben oltre i limiti e le regole della direttiva nitrati, e l’assenza dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), che era stata ritirata dalla Provincia tempo fa per via dell’assenza di un territorio agricolo sufficientemente ampio da consentire uno smaltimento a norma di legge dei reflui zootecnici. A finire nel mirino è stata un’azienda agricola, messa sotto sequestro cautelare insieme ai 5.000 suini che ospita in attesa delle decisioni della magistratura. L’intervento nel sito nella località Cascina Cucca è stato portato a termine dal personale della polizia provinciale specializzato nei reati ambientali: personale che su delega della procura della Repubblica indagava da diverso tempo sull’azienda. La svolta nella giornata di mercoledì, col blitz e l’imposizione del fermo dell’attività. Come detto, l’impianto di Calvisano era sprovvisto di Aia a causa dell’assenza di una superficie agricola adeguata allo spandimento dei liquami prodotti da così tanti animali; ma non per questo i titolari si facevano dei problemi nel risolvere la questione dello smaltimento delle scorte, avvelenando il territorio circostante e a cascata le falde acquifere e i corpi idrici superficiali con grandi quantità di reflui contenenti ammoniaca e azoto. Anche in questi giorni di pioggia nei quali questa pratica è rigorosamente vietata. L’ultima irregolarità riscontrata, «coerente» con il già citato ritiro dell’«Aia», è stata rappresentata dall’assenza di un Piano di utilizzo agronomico sufficiente; ovvero, appunto, di un rapporto sensato tra quantità di liquami prodotti e terreni per smaltirli. •

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