Nascono le
Comunità amiche
della disabilità

di Cinzia Reboni
Le Comunità amiche dei disabili nascono dalla straordinaria esperienza promossa nel Regno Unito
Le Comunità amiche dei disabili nascono dalla straordinaria esperienza promossa nel Regno Unito
Le Comunità amiche dei disabili nascono dalla straordinaria esperienza promossa nel Regno Unito
Le Comunità amiche dei disabili nascono dalla straordinaria esperienza promossa nel Regno Unito

Valutare la capacità di inclusione delle singole comunità, per creare un territorio omogeneo dove le persone con disabilità siano rispettate, sostenute e comprese. È l’ambisioso traguardo che si pone il progetto Cad - Comunità Amiche della Disabilità - promosso da S.I.Di.N, Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo, con la Congrega della Carità Apostolica, Fondazione Asm e Fondazione Villa Paradiso. QUATTRO LE FASI per centrare l’obiettivo. Si parte con una ricerca etnografica e sociologica condotta sulla qualità della vita delle persone con disabilità. La seconda prevede la formazione di persone chiamate a valutare il livello di inclusione prima di passare al terzo step, con il coinvolgimento dell’Ambito Pilota che coinvolge 20 paesi della Bassa. Il percorso si chiuderà con la fase 4, che prevede una pubblicazione scientifica ed un convegno. Ma quali sono le caratteristiche che rivelano le capacità di un territorio di garantire alle persone con disabilità la prospettiva di una vita adulta, all’insegna del benessere e della propria realizzazione sia privata sia sociale? È questa la domanda che ha spinto l’Assemblea dei sindaci dell’Ambito 9 - che raggruppa Alfianello, Bagnolo, Bassano, Cigole, Fiesse, Gambara, Ghedi, Gottolengo, Isorella, Leno, Manerbio, Milzano, Offlaga, Pavone, Pontevico, Pralboino, San Gervasio, Seniga, Verolanuova e Verolavecchia - ad aderire, in qualità di Ambito pilota, al progetto Cad, presentato ieri nel corso di un seminario che ha visto la partecipazione, oltre ai primi cittadini, dei vertici dell’Ats Brescia e dell’Asst del Garda, dei dirigenti scolastici e di cooperative. Nato sulla falsariga dell’esperienza della Federazione Alzheimer Italia e del Dementia Friendly Community messo a punto in Gran Bretagna, il progetto punta a creare un marchio, Comunità Amiche della Disabilità appunto, che fissi gli standard a cui fare riferimento e che possa incentivare la crescita di comunità inclusive. La prima fase di studio si è chiusa a settembre. A breve l’Ambito 9, insieme agli analisti individuati da SIDiN, inizierà il percorso di raccolta delle informazioni. L’APPROCCIO alla disabilità, e in particolare alla costruzione del Progetto di Vita, risente spesso di una logica professionale e specialistica: l’identificazione del problema e del suo trattamento, e l’erogazione di prestazioni. «Quello che si rischia di perdere - hanno spiegato ieri i relatori - è la visione esistenziale della persona con disabilità, che ci aiuta a spostare l’ottica dalla semplice erogazione di prestazioni al sostegno alla vita, attraverso l’organizzazione di aiuti formali e informali». Si tratta dunque di mettere a punto una leva in grado di incentivare e sostenere la creazione di ambienti urbani nei quali le persone con disabilità sono comprese, rispettate, sostenute e fiduciose di poter contribuire alla vita della loro comunità. In base alle evidenze disponibili si possono identificare alcune aree di interesse che le persone con disabilità vorrebbero e dovrebbero trovare in tutte le comunità amiche e che le identificano: la presenza di un’intera filiera di servizi, in particolare abitazioni a supporto della vita indipendente, presenza di progetti per l’inclusione lavorativa, rete di trasporti pienamente accessibile e facilitata, formazione degli operatori commerciali all’utilizzo di forme di comunicazione alternativa, e presenza di servizi per la salute mentale delle persone con disabilità. Secondo il report Istat sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione totale. La metà delle persone con gravi limitazioni - 1,5 milioni - ha più di 75 anni, ed il 60% sono donne. Se a questo numero aggiungiamo anche le persone che dichiarano di avere limitazioni non gravi, il numero totale di persone con disabilità in Italia sale a 12,8 milioni. La disabilità costituisce ancora largamente un ostacolo ad accedere alle tappe fondamentali di una vita considerata «normale», tutte cose sancite come diritti dalla Costituzione: il lavoro, l’istruzione, la mobilità e la libera circolazione e l’utilizzo dei luoghi pubblici. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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