In provincia un patentato su sette ha più di 70 anni

di Cinzia Reboni
Il permesso di guida non è più il primo amore dei neodiciottenni
Il permesso di guida non è più il primo amore dei neodiciottenni
Il permesso di guida non è più il primo amore dei neodiciottenni
Il permesso di guida non è più il primo amore dei neodiciottenni

Oltre l’80% dei bresciani in «età da automobile» ha la patente in tasca. Secondo i dati del ministero dei Trasporti aggiornati a due mesi fa, i permessi di guida nella nostra provincia sono 844.725, una media di 1,5 a famiglia. FINO A QUALCHE ANNO fa, tagliare il traguardo dei 18 anni era una tappa cruciale perché, oltre a poter votare e firmarsi le giustificazioni a scuola da soli, si poteva conseguire la patente di guida. Stando ai numeri, però, le abitudini sono cambiate: solo poco più dell’1% è under 20, mentre il 3,72% ha superato la soglia degli 80 anni. Le due fasce più significative di bresciani al volante sono quella tra i 50 e i 54 anni (95.239 permessi) e quella tra i 45 e i 49 anni (94.417). La mobilità a motore rispetta le quote rosa: gli uomini - il 55% della popolazione automunita - superano leggermente le donne: 465.043 contro 379.597. L’esercito della terza età che sfreccia sulle strade è rilevante: 31.443 patentati hanno più di 80 anni e 34.460 rientrano nella fascia tra i 75 e i 79. Nella nostra provincia tra i «primatisti» c’è Marco Franceschini, 100 anni festeggiati il 25 aprile con il rinnovo della patente. Nonostante il secolo di vita, la vista è perfetta e la salute pure: potrà guidare la sua Ypsilon 10 fino al 2022. «Dopo l’ultimo rinnovo, nel 2018, gli avevano procrastinato la validità del documento per un solo anno anzichè due come previsto dalla legge - racconta la figlia Marina -. Lui ha fatto ricorso alla Motorizzazione di Milano che gli ha dato ragione e ha allungato la durata fino al 2020. Quest’anno invece non c’è stato alcun problema». Ma Franceschini dovrà passarne ancora un bel po’ di ore al volante, se vuole battere il record di Guido Varesi di Broni, in provincia di Pavia, che detiene attualmente il record di centenari patentati: ha infatti smesso di guidare nel 2017, pochi mesi prima di morire, alla bella età di 105 anni. Se gli anziani dimostrano un attaccamento quasi «morboso» al volante, non altrettanto si può dire dei giovani. Dai dati del Ministero emerge che i bresciani, in media, prendono la patente poco dopo aver compiuto 21 anni. Una tendenza che prevale in Lombardia e in tutto il Nord Italia. Le regioni con il maggior numero di patentati 18enni sono Basilicata, Sicilia, Campania. La patente non è più il simbolo dell’emancipazione giovanile. Per i teenagers bresciani conseguire un titolo di studio, affermarsi nello sport o nella musica è più importante che superare l’esame di guida. Sul cambiamento dei costumi incidono molti fattori: i costi della scuola guida, che possono arrivare ad un migliaio di euro fra guide e oneri vari, l’impossibilità di mantenere un’auto in termini di spese di bollo, assicurazione, manutenzione e carburante. Le nuove generazioni sono decisamente più sensibili alla mobilità dolce ed hanno imparato a spostarsi con l’abilità di un esploratore nella giungla con treni, auto, metrò, bici e monopattini elettrici. Ma c’è dell’altro. Gli studiosi prendono in esame una realtà legata al digitale: patente e automobile erano sinonimi di connessione con le persone, con i luoghi, con la scoperta. Erano il lasciapassare per l’autonomia e, appunto, una prima prova di emancipazione. Oggi qualcosa è cambiato. Il vero strumento che oggi ci connette è lo smartphone, che incarna esso stesso la dimensione del collegamento con gli altri. Se le piazze virtuali hanno «coperto» quelle reali, è anche perché conoscenza, intimità e prossimità sono cambiate. E non hanno più bisogno, o almeno non sempre, di un’automobile che accorci distanze già tagliate. Semmai di un volo low cost, saltando senza problemi l’urgenza del feticcio su quattro ruote. •

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