«Discariche,
fattore di pressione
a rischio»

di Cinzia Reboni
L’assessore regionale Raffaele Cattaneo ha tenuto a battesimo la Consulta per l’Ambiente provinciale
L’assessore regionale Raffaele Cattaneo ha tenuto a battesimo la Consulta per l’Ambiente provinciale
L’assessore regionale Raffaele Cattaneo ha tenuto a battesimo la Consulta per l’Ambiente provinciale
L’assessore regionale Raffaele Cattaneo ha tenuto a battesimo la Consulta per l’Ambiente provinciale

Se volete promesse, non chiamate me. Sono venuto a Brescia per condividere la visione di un lavoro difficile e impegnativo, che non si può nutrire solo di slogan e percezioni. Siamo di fronte ad un tema troppo serio». Così l’assessore regionale Raffele Cattaneo ha concluso ieri l’insediamento della Consulta per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile istituita dalla Provincia. Ventisette i protagonisti (ai 25 già annunciati nei giorni scorsi si sono aggiunti la Fai Federazione autotrasportatori e la Confcommercio) che, come hanno sottolineato sia il presidente Samuele Alghisi che il vice Guido Galperti, avranno il compito di «confrontarsi e trovare soluzioni nell’interesse del territorio». «Oggi il tema ambientale è il primo traino di sviluppo, tutti gli investimenti finanziari stanno andando nella direzione delle tecnologie sostenibili - ha affermato Cattaneo - Per questo è necessario cambiare approccio e anche linguaggio. La parola rifiuto non dovrebbe più esistere nel nostro vocabolario, è figlia di una concezione che guardava all’economia con una prospettiva diversa, ma che non possiamo più permetterci. La materia prima si sta esaurendo, il consumo dagli anni Settanta ad oggi è più che triplicato, e le previsioni dicono che raddoppierà ancora nei prossimi 15 anni. Se decidiamo di non fare i conti con questa situazione, prima o poi ci arriverà un conto da pagare, e sarà molto salato. Bisogna cambiare approccio, mentalità. Lo devono fare gli imprenditori, ma anche gli ambientalisti».

 

SUL TEMA RIFIUTI, Cattaneo ha annunciato che lunedì verrà presentato in Giunta l’atto di indirizzo del nuovo Piano regionale. «Vogliamo costruire un sistema in cui la materia possa essere riutilizzata, e questo è un cambio epocale. Ma nel nostro Paese il regime giuridico è molto rigido, e accade così, per esempio, che se uno trasporta rifiuti senza autorizzazione è reato penale e rischia di finire in galera - ha sottolineato l’assessore regionale, rispondendo alle preoccupazioni di Sergio Piardi, presidente della Fai di Brescia -. Ci vuole una norma che stabilisca quando una cosa smette di essere un rifiuto dal punto di vista amministrativo e diventa riutilizzabile». Anche sul tema degli scarti di acciaieria, sollecitato da Agostino Pasquali Coluzzi di Legambiente Brescia («è uno dei maggiori problemi ambientali della nostra provincia, insieme alla necessità di ridurre i fabbisogni delle discariche»), Cattaneo ha spiegato che «in Parlamento è stata approvata una norma che non solo non risolve il problema, ma ci fa fare un clamoroso passo indietro. La situazione è paradossale: potrebbero essere revocati 160 impianti in provincia di Brescia, magari anche quelli che utilizzano nuove tecnologie». Il tema rifiuti «va affrontato con realismo - ha detto Cattaneo -. In Lombardia ci sono 4,6 tonnellate di rifiuti urbani: Brescia ne produce 4 milioni e 650 mila, circa 500 chili a testa. Poi ci sono i 17 milioni di tonnellate di rifiuti speciali industriali, e i 12,5 milioni di rifiuti da costruzione e demolizione. Ognuno di noi ha sulla testa 3 tonnellate e mezzo di rifiuti prodotti ogni anno solo in Lombardia. Per risolvere un problema così grande serve un sistema industriale che funziona. Se vogliamo evitare di fare la fine di Roma o delle città del Sud, servono impianti che ci consentano di gestire 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno». É questa la ragione per cui «in Lombardia sono nati 13 termovalorizzatori, 65 impianti di compostaggio e una quarantina a digestione anaerobica. Su Brescia c’è stata una pressione eccessiva - ha ammesso Cattaneo -: il territorio conta 68 discariche. Certo, sono troppe, ma qualcuno le ha autorizzate. É ora di cambiare registro, ma con responsabilità. Bisogna trovare soluzioni. Non si possono far sparire i rifiuti senza avere gli impianti». Cattaneo si è poi soffermato sulla questione siti contaminati: «Oltre al Sin Caffaro, in provincia di Brescia ce ne sono 75 e 153 potenzialmente contaminati. Vogliamo metterci mano, e risolvere il problema delle bonifiche: negli ultimi anni ne sono state fatte più di mille, ma il numero non cala». Sollecitato dall’intervento di Pietro Garbarino di Legambiente, Cattaneo ha parlato dell’indice di pressione che in teoria dovrebbe impedire l’apertura di nuove discariche in territori già sfruttati come Montichiari e la Bassa: «Oggi sta in piedi con lo sputo - ha ammesso -. Abbiamo un unico riferimento preciso, che è la legge del 1980: da lì in poi, tutte le discariche e gli impianti di trattamento sono oggetto di un provvedimento autorizzativo. Ma non esiste un’anagrafe completa delle discariche ante 1980: al primo contenzioso verrebbe smontato il fattore di pressione».

 

RIFERENDOSI alla nascita della Consulta, Cattaneo l’ha definita «preziosa, perchè i problemi, e le relative soluzioni, non si possono delegare». Ha poi cercato di dare risposta agli interrogativi posti da Enrico Massardi del Collegio Costruttori Edili in materia di gestione inerti, a Enea Filippini di Apindustria, Miriam Cominelli assessore della Loggia, Rossana Bettinelli di Italia Nostra e Alessandro Ambrosi della Camera di commercio. Imma Lascialfari dell’associazione Ambiente Futuro Lombardia si è detta pronta ad affrontare il dialogo con industriali e agricoltori, «ma le cose vanno fatte nel rispetto della legalità. Non si possono aprire impianti in zone già sature: i cittadini vanno ascoltati e tutelati». «Cerchiamo di fare qualcosa che abbia veramente un seguito - ha ammonito Enrico Frigerio, vicepresidente Aib -: cerchiamo di non sovrapporre la Consulta provinciale ai tavoli tecnici già esistenti». Guido Galperti è stato chiaro: «Il lavoro della Consulta sarà lungo e faticoso. Non c’è un copione già scritto, ma dobbiamo partire da qui, affrontando i vari temi, magari attraverso comitati ristretti». Tra una ventina di giorni si parte con la presentazione dello stato delle discariche in provincia e con il varo di un comitato tecnico sulle scorie di acciaieria.

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