«Diamanti,
quella truffa
il mio incubo»

di William Geroldi
Centinaia i bresciani che hanno investito
Centinaia i bresciani che hanno investito
Centinaia i bresciani che hanno investito
Centinaia i bresciani che hanno investito

Oro, oggetti d’arte, pietre preziose: beni rifugio per eccellenza, in particolare quando i mercati finanziari salgono sull’ottovolante e i risparmi traballano. Stavolta però la scelta di uno di questi beni sta turbando il sonno di centinaia di risparmiatori nel Bresciano che hanno acquistato uno o più diamanti offerti al pari di normali prodotti finanziari, come Bot e Cct, dal loro istituto di credito, il Banco Bpm, in particolare nell’area di Urago d’Oglio e Bagnolo Mella.

RACCONTA un pensionato, il 73enne B.L. di Urago d’Oglio che chiede l’anonimato: «Nel 2015 mi erano scaduti Bot e Cct per circa 15mila euro. In banca mi proposero un investimento sicuro, dissero, in diamanti; pensavo che si trattasse di un prodotto finanziario simile a quelli che erano scaduti, non avevo capito che avrei acquistato un diamante per quella cifra». L’ha compreso quando si è visto recapitare un anno dopo dalla Intermarket Diamond Business (Idb) di Milano, la società proprietaria dei preziosi, la prima comunicazione che informava del positivo andamento del valore. «Ma in banca non mi hanno detto che sarei diventato il proprietario di un diamante», insiste il pensionato. E nemmeno alla figlia che aveva accettato a sua volta il consiglio per un investimento di altri 10mila euro. Nel 2016 la società con sede a Milano conferma le buone performance, ma qualcosa comincia a non andare per il verso giusto «perché l’anno dopo, nel 2017, non ricevo nulla e incomincio a preoccuparmi, chiedo alla banca e mi rispondono che devo rivolgermi alla Idb» ricorda il cliente di Urago. Nel frattempo ha anche fatto fare una perizia che certifica un valore del prezioso inferiore a quanto speso all’acquisto. Il terremoto scoppia di lì a poco, quando l’autorità Garante per la concorrenza del mercato sanziona 5 banche: Banco Bpm, Unicredit, Intesa San Paolo, Mps e Banca Aletti per pratiche commerciali scorrette riguardo agli investimenti in diamanti, sui quali peraltro pende il sospetto di un prezzo di vendita superiore al reale valore. Il tam tam approda a Palazzo di Giustizia di Milano - messo sul chi va là da una trasmissione di Report del 2016 sui «diamanti da investimento» - che apre un fascicolo a carico delle cinque banche, della Idb e di una seconda società la Diamond private investment di Roma, sempre attiva nel commercio dei diamanti. Pesanti le accuse ipotizzate dalla Procura: truffa aggravata, autoriciclaggio, ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza. Sul registro degli indagati finiscono ben 75 persone e sequestrati 700 milioni di euro. A Urago, e non solo, preoccupazione e rabbia vanno di pari passo, il pensionato riceva una telefonata dall’istituto di credito: «Mi offrono il 30- 35 per cento di quanto ho investito spiegando che posso tenermi il diamante». Già, il diamante che nemmeno ha visto e che rischia di non vedere più. La Idb infatti a gennaio è stata dichiarata fallita e l’8 aprile al tribunale di Milano si terrà l’udienza per la definizione dello stato passivo. «Non ho voluto proprio saperne dell’offerta di Bpm e mi sono rivolto a Federconsumatori per essere tutelato», rivela il pensionato. Spuntano nel frattempo altri risparmiatori che hanno investito nei diamanti. A Bagnolo le voci corrono, in parecchi temono per le sorti dei risparmi. Una pensionata ne ha acquistato uno per circa 10mila euro e quando si è rivolta all’istituto per sapere come andava si è sentita rispondere che la società dei diamanti era fallita e che avrebbe dovuto rivolgersi ad un’associazione di consumatori. Le cifre investite rientrerebbero in una fascia di clientela abbastanza definita, con disponibilità non particolarmente elevate, costituita da clienti con una bassa propensione di rischio, giustamente alla ricerca di prodotti sicuri. Certo c’è anche chi si è esposto con cifre molto più rilevanti: un’anziana sempre di Bagnolo ha sottoscritto per 55mila euro, e le voci corrono al rialzo fino a clienti che avrebbero sborsato 100mila euro. Gli avvocati Luisa Papa e Franco Muscio che assistono alcuni clienti, tra questi il pensionato di Urago spiegano le prossime mosse: «Per prima cosa cercheremo di recuperare i diamanti, poi valuteremo le azioni risarcitorie da intraprendere nei confronti della banca». E Federconsumatori Brescia mette a disposizione tutte le sue energie aprendo uno sportello di consulenza. A dicembre in una delle prime azioni era scesa in campo per conto di un risparmiatore chiedendo a Banco Bpm il risarcimento del danno subito per un investimento di 15mila euro in diamanti non corrispondente al vero valore, ma la banca aveva respinto ogni responsabilità affermando che il ruolo svolto nell’operazione era stato «solo quello di segnalatore, avendo creato un contatto con gli incaricati di Idb nei confronti della quale sono state sottoscritte le proposte di acquisto». E quindi le recriminazioni dovevano essere girate alla Idb. Fallimento permettendo, visto che la società nel frattempo, scrive Bpm in risposta a Federconsumatori, è fallita e quindi la parola passa agli organi delle procedure concorsuali.

Suggerimenti