Derubati dall’ex impiegato e le Poste stanno a guardare

di Riccardo Caffi
L’esterno dell’ufficio postale di Orzivecchi
L’esterno dell’ufficio postale di Orzivecchi
L’esterno dell’ufficio postale di Orzivecchi
L’esterno dell’ufficio postale di Orzivecchi

Stanno aspettando da due anni che l’azienda alla quale avevano affidato con fiducia i loro risparmi si occupi di mettere una pezza al guaio provocato da un dipendente «infedele»; o meglio, senza troppi giri di parole, da un bidone seduto a una scrivania di Poste italiane. Non sono pochi i risparmiatori della Bassa truffati due anni fa dal direttore allora in servizio nell’ufficio postale di Orzivecchi: in tutto una settantina di clienti ancora in attesa che l’azienda ripari il danno creato dal proprio ex funzionario e reintegri il loro capitale andato in fumo. LA TRUFFA era stata prevalentemente al femminile: le protagoniste della disavventura sono in maggioranza donne, casalinghe e pensionate, la più «giovane» delle quali ha già raggiunto i 71 anni, che si rivolgevano con tranquillità allo sportello aperto tre giorni alla settimana nell’ex casa del curato, accanto al campanile e alla chiesa parrocchiale, senza immaginare che quel giovane impiegato simpatico, svelto ed efficiente, le avrebbe derubate. Hanno perso somme relativamente piccole, dai mille ai cinquemila euro, ma ovviamente importanti per garantire la serenità necessaria a chi dispone solo della propria pensione o di quella di reversibilità del marito. E non si sono rassegnate. «Abbiamo costituito un comitato e abbiamo scritto alla direzione delle Poste di Brescia e alla direzione generale di Poste italiane a Roma, ma entrambi gli uffici ci hanno risposto che la pratica è aperta e che stanno ancora facendo i conteggi - racconta una delle clienti alleggerite dall’ex funzionario -. Intanto il tempo passa e qualcuno è già passato all’altro mondo senza essere riuscito a ottenere il risarcimento richiesto». Attorno alla metà del novembre dello scorso anno, da Roma il responsabile della gestione reclami finanziari aveva risposto alla segnalazione di una delle pensionate truffate confermando di aver avviato le necessarie analisi: «Essendo emersa la necessità di ulteriori e più approfondite verifiche - aggiungeva però la comunicazione -, le rappresentiamo di aver interessato le competenti strutture chiedendo un pronto riscontro. Sarà nostra cura fornirle quanto prima gli esiti di tali accertamenti». A PARTIRE da quel momento a Orzivecchi si stanno chiedendo quale interpretazione l’azienda postale dà della definizione temporale «quanto prima»; perché «da allora non ho più ricevuto una riga e non so che fine ha fatto la nostra pratica», commenta sconsolata l’anziana. La serie di bidoni postali era maturata a partire dalla primavera del 2017, quando allo sportello di Orzivecchi era stato assegnato un impiegato non ancora quarantenne che, in contrasto con lo stipendio ricevuto, arrivava al lavoro a bordo di una vistosa automobile. Con i suoi modi cortesi, l’addetto allo sportello si era guadagnato la fiducia di casalinghe e pensionati che affidavano i loro risparmi a Poste italiane. Il numero dei clienti era andato aumentando anche in seguito alla chiusura dell’agenzia bancaria esistente in piazza Roma, nel centro del paese, offrendo al truffatore maggiori opportunità di esercitare la sua per niente nobile arte. NESSUNO immaginava che il proprio gruzzolo potesse essere in pericolo, anche se qualcuno iniziava a preoccuparsi perché non gli tornavano i conti e si trovava sul libretto di risparmio la nota di prelievi mai eseguiti. Quando la realtà è stata finalmente chiara sono arrivate le denunce dei risparmiatori, i carabinieri hanno aperto un’indagine sulla vicenda, mentre Poste italiane, alle prese con una evidente crisi di affidabilità, ha naturalmente avviato una ispezione interna, ha allontanato il bidone dalla propria organizzazione e ha ovviamente assegnato una nuova figura allo sportello nel centro di Orzivecchi. •

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