Braccano lepri nella cava, cacciatori in trappola

di Valerio Morabito
I cacciatori sono finiti nella rete delle guardie venatorie volontarie
I cacciatori sono finiti nella rete delle guardie venatorie volontarie
I cacciatori sono finiti nella rete delle guardie venatorie volontarie
I cacciatori sono finiti nella rete delle guardie venatorie volontarie

Violando le norme venatorie avevano organizzato una battuta di caccia all’interno della cava. Ma le due doppiette sono state sorprese dalle guardie venatorie volontarie Arci e Legambiente Brescia, che fanno parte del coordinamento della Polizia provinciale impegnate in un’ispezione sul territorio di Montichiari. L’episodio è accaduto nella frazione di Ro dove la coppia di cacciatori 50enne residenti a pochi chilometri dal bacino estrattivo. Con tanto di cani al seguito stavano braccando le lepri nella zona della frazione dove è interdetta la caccia. Le guardie venatorie si sono appostate in zona, tra l’altro non troppo distante da dove era stato ritrovato il cane impiccato ad una finestra dell’area dismessa dell’aeroporto di Montichiari, e dopo circa un’ora sono riuscite a individuare i due cacciatori grazie ad alcune fucilate che hanno permesso di risalire alla cava in cui si trovavano i cacciatori. Del resto la zona di Rò è caratterizzata da una miriade di bacini di estrazione di sabbia e ghiaia. A questo punto le guardie venatorie sono intervenute, hanno identificato i due cacciatori residenti a Montichiari e gli hanno inflitto una sanzione da 206 euro ciascuno. Non è la prima volta che cave o discariche dismesse vengono utilizzate per attività non consentite, come accaduto diversi mesi fa nel sito Bicelli dove alcuni persone svolgevano l’attività sportiva di motocross all’interno del sito mai bonificato. E sempre domenica le guardie venatorie hanno sanzionato altri due cacciatori in quanto non indossavano berretti e giubbotti catarifrangenti imposti dalla recente legge regionale in materia di protezione fauna selvatica e disciplina attività venatoria. Una norma introdotta per garantire la sicurezza delle doppiette contestata dalle guardie venatorie che come i cacciatori sono costrette ad indossare abbigliamento visibile a centinaia di metri di distanza. Proprio la visibilità - secondo gli operatori - rischia di vanificare le attività anti-bracconaggio svolte in collaborazione con i carabinieri forestali. «L’uniforme vistosa ad alta visibilità ci impedisce di sorprendere i cacciatori sleali», spiegano molte guardie. Una decisione considerata «punitiva» negli ambienti delle persone impegnate nella lotta ai bracconieri, perché in questo modo risulta alquanto complicato, per utilizzare un generoso eufemismo, scovare quella piccola parte di cacciatori che trasgrediscono la legge. •

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