Aggredisce la moglie
e la figlia. A processo
il marito violento

di Paolo Cittadini
Per il 62enne la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato  L’uomo accusava la moglie di averlo chiuso fuori di casa
Per il 62enne la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato L’uomo accusava la moglie di averlo chiuso fuori di casa
Per il 62enne la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato  L’uomo accusava la moglie di averlo chiuso fuori di casa
Per il 62enne la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato L’uomo accusava la moglie di averlo chiuso fuori di casa

Lo scorso marzo aveva fatto irruzione nell’abitazione di famiglia, ha rotto un finestra dopo avere trovato la porta di ingresso chiusa, e brandendo un cacciavite aveva iniziato a insultare e minacciare di morte la moglie e la figlia di 15 anni. Per quella notte di terrore il marito violento giovedì sarà in aula per il processo che lo vedrà comparire davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Brescia accusato di minacce aggravate da futili motivi e lesioni personali aggravate. TUTTO ha avuto inizio nella notte tra il 9 e il 10 marzo di quest’anno. «Io ti ammazzo - si era messo a urlare l’uomo, un 62enne di Trenzano, rivolgendosi alla moglie di qualche anno più giovane dopo essere riuscito a entrare nell’abitazione -Qui è casa mia, sono io il padrone, non ti permettere più di chiudermi fuori. Vi brucio nel letto tutte e due». L’uomo, completamente fuori di sé aveva quindi colpito la moglie al volto con violenza. La donna e la ragazzina, aiutate dalla figlia maggiore della 57enne, si erano rifugiate terrorizzate da alcuni aprenti che abitano lì vicino sfuggendo alla furia dell’uomo. La moglie aveva quindi denunciato l’episodio ai carabinieri non prima di essersi però fatta visitare in ospedale dove i medici avevano riscontrato una frattura alla mandibola dovuta alla testata al volto che la 57enne aveva detto di avere ricevuto la notte precedente dal marito. La querela era passata dalla stazione dei carabinieri che aveva ricevuto la denuncia alla procura di Brescia che si era messa a indagare sull’episodio. I CARABINIERI erano entrati nell’abitazione per una serie di rilievi e perquisendo la casa avevano trovato nel cassetto del comodino della camera da letto una pistola artigianale calibro 22, ritenuta dagli inquirenti «con capacità offensiva e che, priva di marchi e segni distintivi, può essere individuata come arma clandestina». Insieme alla pistola c’erano tre munizioni:proiettile (per il perito balistico interrogato dai carabinieri è una munizione utilizzata di solito per armare i kalashnikov) e tre cartucce da caccia calibro 20. L’uomo, che aveva negato di detenere le armi era stato arrestato e per lui erano stati disposti i domiciliari. Ventiquattro ore dopo, il 5 aprile, il 62enne era stato allontanato dalla abitazione di famiglia così come aveva chiestola procura. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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