Autostrada, il Tar
fa cadere l’ostacolo
impatto ambientale

di Cinzia Reboni
Il raccordo autostradale della Valtrompia accelera: il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dal Comitato
Il raccordo autostradale della Valtrompia accelera: il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dal Comitato
Il raccordo autostradale della Valtrompia accelera: il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dal Comitato
Il raccordo autostradale della Valtrompia accelera: il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dal Comitato

Gli interessi collettivi dell’opera sono troppo estesi e radicati per essere messi in discussione da un adempimento scaduto nella forma, ma efficace nella sostanza. Con queste motivazioni il Tar ha fatto cadere uno degli ultimi ostacoli alla costruzione di quel che resta dell’autostrada della Valtrompia.


I GIUDICI amministrativi hanno respinto il ricorso del Comitato «No autostrada - Sì metrobus», che chiedeva di rifare la Valutazione di impatto ambientale, scaduta da 17 anni, del raccordo autostradale tra la A4 e la Valtrompia, nel tratto tra Concesio e Sarezzo. «La situazione è ormai consolidata - si legge nella sentenza del Tar -. La procedura di Via è stata infatti eseguita nel 2002 in modo conforme alle direttive comunitarie, con una valutazione favorevole di compatibilità ambientale. Il medesimo giudizio è stato confermato dalla Commissione Tecnica Via-Vas il 19 giugno 2008 per due stralci funzionali dell’originario progetto esecutivo, tra cui quello relativo alla realizzazione del tratto Concesio-Sarezzo». Secondo i giudici insomma «c’è piena convergenza tra tutti gli interessi, quello comunitario relativo alla valutazione di compatibilità ambientale, quello nazionale riguardante la realizzazione di un’infrastruttura strategica, e quello economico dei costruttori. In questo contesto non era originariamente previsto alcun termine di decadenza del decreto di Via». La complessità del progetto «renderebbe ora molto gravosa una nuova Valutazione di impatto ambientale, particolarmente dopo la dilatazione dei tempi di aggiudicazione dei lavori - scrivono i giudici -. Sussistono le condizioni per considerare l’opera definitivamente protetta dal principio di certezza del diritto». La protezione si estende evidentemente alle varianti e «a maggior ragione a quelle che riducono le dimensioni delle opere previste nel progetto originario».


UNA «SPECIALE legittimazione ad un riesame aggiornato dell’impatto ambientale delle future opere» riguarda caso mai - secondo il Tar - soltanto i Comuni di Gussago e Collebeato, che nel dicembre 2008 avevano stipulato con la Provincia un accordo transattivo, considerando che i lavori del tronco Ospitaletto-Sarezzo non avrebbero coinvolto i rispettivi territori. Opzione che non è possibile estendere con la medesima legittimazione al Comitato. Per quanto riguarda la modifica della situazione del territorio in corrispondenza del tratto Concesio-Sarezzo, « alcune variazioni ambientali ridurranno l’impatto dell’opera». In particolare «se, come espone il Comitato, è aumentato negli ultimi anni il carico urbanistico residenziale e commerciale a Villa Carcina e a Sarezzo, con una minore incidenza del traffico generato dalle attività produttive, il territorio continua a produrre un’elevata domanda di mobilità. Questa situazione è coerente con l’inserimento di un’importante infrastruttura stradale, che si affianca alla viabilità locale migliorando il livello complessivo della rete». Il disturbo che il tratto Concesio-Sarezzo del raccordo autostradale potrebbe arrecare agli edifici residenziali «risulta attenuato dal fatto che il percorso è prevalentemente in galleria», sottolinea il Tar. Quanto alla possibilità di sostituire in parte il raccordo autostradale con l’estensione del metrobus da Brescia a Gardone ventilata dal Comitato -, il Tar osserva che «si tratta di una mera ipotesi, una differente opzione di politica dei trasporti». «Una sentenza che presenta molte contraddizioni - commenta Sergio Aurora del Comitato No Autostrada -, e che richiama continuamente il precedente giudizio del Tar che abbiamo impugnato con Legambiente davanti al Consiglio di Stato che tra l’altro deve ancora pronunciarsi». Senza contare - aggiunge Sergio Aurora - «le osservazioni opinabili e del tutto personali contenute nella sentenza. Si tratta di un giudizio politico sulla mobilità, che esula dal ruolo di un giudice amministrativo e che appare per questo decisamente inopportuno».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti