FESTIVAL DEL FUTURO

La «non carne»
nel menù
del Festival

«È una nostra responsabilità trovare delle risposte a quella che sarà l’alimentazione del futuro». Quando nel mondo la popolazione sarà sempre di più e le risorse diminuiranno progressivamente. Per Gian Luca Rana, amministratore delegato del Pastificio Rana, si tratta di una sfida che lo ha spinto a mettere in campo i suoi talenti migliori in fatto di ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di trovare soluzioni nutrizionali sostenibili, in grado di rispondere alle esigenze di uno stile di vita alla continua ricerca di benessere. Esigenza sempre più sentita dal consumatore. 

Anche questi temi saranno affrontati durante il Festival del Futuro (16-17 novembre in Fiera a Verona - festivaldelfuturo.eu), nella sessione intitolata «Il futuro della nutrizione nell’era dell’esplosione demografica» alla quale, oltre a Gian Luca Rana, interverranno Luigi Consiglio, presidente di Gea, Paola Testori Coggi, già direttore generale Salute e Consumatori della Commissione europea, e Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e Raphael Siwiti del World Food Program.

 

«Rispetto al passato», spiega Rana, «oggi è maggiore la consapevolezza che un alto livello di benessere si raggiunge attraverso l’equilibrio alimentare. Noi siamo partiti da prodotti connotati come tradizionali come la pasta ripiena. Prodotti che oggi sempre di più vanno anche verso una dimensione nutrizionale nel segno della sostenibilità». Un esempio di questa nuova evoluzione, trova la sintesi in tre proposte: tre piatti che verranno presentati e si potranno assaggiare al Festival del Futuro. Proposte che permettono di coniugare gusto e attenzione all’equilibrio nutrizionale. E anche all’ambiente, «perché», spiega Rana, «abbiamo lavorato ad esempio sugli ultimi sviluppi nel mondo delle proteine, che hanno portato al “meat analogue”, cioè un equivalente della carne ma realizzato con proteine vegetali. Abbiamo così creato un ragù alla bolognese nel quale non c’è un briciolo di carne. Si tratta», sottolinea Rana, «di una novità assoluta in Italia. È un prodotto vegetariano anche se, assaggiandolo, ha un sapore identico a quello del tradizionale ragù di carne. Ed è sostenibile, perché evita appunto di utilizzare la carne. Va ricordato che gli allevamenti di bovini sono tra i maggiori responsabili di emissioni di gas nell’ambiente».

 

Se negli Stati Uniti l’ “impossible meat”, così è chiamata questa “carne non carne” sta già avendo successo, in Italia servirà qualche tempo perché prenda piede. Questo ragù con «carne non carne» verrà proposto al Festival come condimento delle caserecce rigate. Ma nella “casa dell’innovazione” (così è stato battezzato il centro ricerca e sviluppo nella sede di San Giovanni Lupatoto, fortemente voluto dall’amministratore delegato) sono state poi create altre due proposte che si potranno assaggiare in fiera e che danno il segno della continua innovazione che caratterizza l’azienda: i girasoli di carciofi in crema di spinaci con broccoli, acciughe e olive taggiasche, fonte di fibre. E poi i ravioli integrali bio al manzo in brodo di pollo con spinaci freschi, funghi pioppini e pollo, a basso contenuto di grassi saturi e ad alto contenuto di proteine. Tre proposte per il Festival nutrizionalmente bilanciate secondo le linee guida Larn. Piatti che uniscono il valore della buona cucina alla sostenibilità. Formula che lega il consumatore tradizionale alle generazioni più giovani. Quelle che saranno protagoniste del futuro. 

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