La Sinfonia della diversità

di Cinzia Reboni
La Sinfonia della diversità
La Sinfonia della diversità
La Sinfonia della diversità
La Sinfonia della diversità

2011, l'anno della rinascita. Almeno per le persone fragili che in Valcamonica devono affrontare ogni giorno gli ostacoli della disabilità. Il milanese Fabio Dalceri, con un master in musicoterapia conseguito ad Esagramma, il centro di formazione e ricerca per il disagio psichico e mentale di Milano, decide di mettere a frutto la sua esperienza in provincia di Brescia, o meglio a Darfo, dove fonda il Centro Altravoce. «Lo considero il lavoro più bello del mondo - ammette Dalceri, che da dieci anni abita in Valcamonica -: è importante credere che un ragazzo autistico possa riuscire a far parte di un'orchestra. É una cosa su cui rifletto spesso».Quando i ragazzi arrivano all'Altravoce «vengono accolti da un'équipe di persone competenti e preparate, dotate di una sensibilità particolare nei confronti della fragilità - spiega Dalceri -: sono strumentisti professionisti o semi professionisti provenienti dal Conservatorio. In questi anni ne abbiamo coinvolti tantissimi, circa un centinaio».Ogni anno, dal 2014, viene organizzato il festival «Diversità in sinfonia», che celebra la scoperta delle abilità delle persone con disabilità mentale, protagoniste sul palco a fianco di musicisti professionisti di varie realtà culturali e musicali del territorio, che per l'occasione si uniscono in un grande ensemble con l'Orchestra Sinfonica Altravoce. «Un progetto di vera inclusione, che permette a musicisti con disabilità mentale di impegnarsi con musicisti senza disabilità dopo aver lavorato per mesi insieme allo studio di precise letterature sinfoniche orchestrali».Il repertorio «deve sempre essere riadattato - precisa Dalceri -, calibrato dall'insegnante di riferimento del ragazzo. Bisogna lavorare sull'aspetto cognitivo e performativo, rallentando o accelerando a seconda di come risponde la persona».La complessità del lavoro è proprio questa, come conferma Mariachiara Febbrari, pianista e psicologa, da cinque anni conduttrice dei gruppi di musica inclusiva orchestrale. «Alle questioni logistiche e allo studio dei brani, si aggiunge il fatto che non sempre è scontato che dopo il triennio il disabile sia in grado di entrare nell'orchestra, sia a livello comportamentale che per le sue capacità effettive. Ma il percorso porta ad una migliore accettazione sociale e ad un'integrazione che non si limita alla sola sfera musicale, ma si allarga anche a quella personale quotidiana».Attualmente l'Orchestra Sinfonica Altravoce è composta da 35 elementi, 15 dei quali con disabilità. «Il Centro mette a disposizione gli strumenti e si occupa della loro manutenzione - spiega Mariachiara Febbrari -. Ogni anno ci sono nuovi ragazzi che superano il triennio ed entrano a far parte dell'orchestra, quindi è necessario acquistare strumenti nuovi». La mia esperienza? «Fare la pianista e la conduttrice sono due cose molto diverse. L'importante è riuscire a capire le esigenze dei ragazzi, cogliere il loro stato d'animo. Ma queste cose si imparano solo sul campo».

Suggerimenti