IL PREMIO

Dincao, un jolly d’Argento che sogna il colpaccio

di Alberto Armanini
Matteo Dincao
Matteo Dincao
Matteo Dincao
Matteo Dincao

Matteo Dincao ci riprova. Il suo miglior piazzamento nel Pallone d’Argento risale al 2014, quando chiuse al quarto posto dopo una stagione «monstre» con la maglia del Calcinato. Sei anni dopo eccolo nel trio di finalisti a fianco di Carmine Marrazzo e Marco Negrello, con una certezza già acquisita: «Comunque vada a finire ho migliorato il mio record - dice - Questo mi rende orgoglioso. A 32 anni è una grande soddisfazione poter essere ancora decisivo e ricevere gli apprezzamenti di pubblico, capitani e addetti ai lavori». CLASSE 1987, 33 anni il prossimo 19 settembre, residente a Calcinato, Dincao è una delle certezze di questa insolita stagione. «A livello personale si è trattato di un anno abbastanza positivo - assicura - Fino al lockdown sono riuscito a mettere assieme 7 gol, 5 in campionato e 2 in Coppa Lombardia. La squadra ha iniziato molto bene salvo perdere qualche posizione in corso d’opera. Nel momento in cui si è trattato di tirare fuori gli artigli, però, si è vista la forza di un grande gruppo». Per lui è stata anche una stagione di metamorfosi, l’ennesima. Dincao è il Florenzi dei dilettanti bresciani. Nato come attaccante, ha giocato da ala e terzino (Rezzato), da punta (Calcinato), da mezz’ala e trequartista (Vighenzi). Alla Castenedolese lo hanno reinventato come regista puro, uno «alla Pirlo», tanto per contestualizzare il ruolo. «Mi manca di fare il portiere e il centrale difensivo, poi ho giocato ovunque - scherza - Tra i due credo sia più probabile il portiere, magari in un momento di inferiorità numerica e con la mancanza di cambi. Il centrale non potrei mai farlo per una questione di centimetri». Ironia a parte, da regista ha convinto e strappato applausi a scena aperta. Oltre ai gol si è rivelato decisivo come metronomo della squadra, il centro gravitazionale di un undici con tanti punti di forza. «SIAMO UNA SQUADRA interessante - afferma Dincao - L’ambiente è ottimo, i compagni straordinari. Senza nulla togliere agli altri vorrei approfittare dell’occasione per un elogio a Pavoni, un 2001 che può serenamente provare a scalare le categorie, a Hilmi, un lusso per la categoria, e Renica, un’ottima punta che fa sempre sentire il proprio peso in campo». E gli avversari di finale? «Sono due giocatori fantastici - assicura - Con Negrello ci ho giocato due anni: è una punta che farebbe comodo a qualsiasi squadra. Fa reparto da solo, segna e ha una grande intelligenza tattica. Marrazzo, invece, è una garanzia assoluta. C’è poco da dire. I suoi biglietti da visita sono disseminati ovunque, ha un senso del gol innato e ha sempre fatto la differenza in qualsiasi contesto abbia giocato. Mi permetto di fare anche un piccolo pronostico. Non solo sarà lui a vincere il Pallone d’Argento e naturalmente la Scarpa d’Oro, ma l’anno prossimo correrà seriamente per il Pallone d’Oro. Se lo conosco bene si sta già preparando per essere di nuovo il migliore». E Dincao? «Io sarò ancora al mio posto con la Castenedolese - rivela - Ho deciso di rimanere perché insieme alla società e alla squadra abbiamo iniziato un percorso che il lockdown ha interrotto troppo presto. Voglio portare avanti quello che è rimasto a metà, sperando che la prossima stagione non nasconda le stesse insidie e che il calcio possa tornare a essere come lo abbiamo sempre conosciuto». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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