La caccia nelle scuole scatena la polemica

«No alle lezioni di caccia nelle scuole»: si intitola così la petizione on line appena lanciata via Change org, firmata già da quasi seimila persone e nata come reazione - ovviamente indignata - a una campagna tutta bresciana. L’ha lanciata già lo scorso anno il Consorzio armaioli Conarmi, e prevede appunto interventi nelle classi mirati a presentare una immagine spendibile di un’attività in lenta estinzione. Molto prima della petizione, nei mesi scorsi, alcune associazioni bresciane e non - Lac, Lipu, Lav, Comitato Montichiari contro Green Hill e Associazione vittime della caccia - avevano scritto all’Ufficio scolastico provinciale, al ministero dell’Istruzione e agli istituti comprensivi della Valtrompia, sede dell’iniziativa promozionale di Conarmi, per chiedere che questa operazione fosse fermata per via dei «contenuti fortemente diseducativi», proponendo in alternativa altri interventi didattici di sensibilizzazione alla tutela della natura. La risposta? Un «no» fotocopia (il testo è identico) arrivato dall’Istituto comprensivo di Marcheno e da quello di Gardone (quest’ultimo diretto dal sindaco di Concesio Stefano Retali, che ha forse scritto di suo pugno entrambi i testi), con la sottolineatura che le «attività didattiche» citate fanno parte «a pieno titolo del Piano triennale dell’offerta formativa». Ora le associazioni bresciane e i promotori della petizione on line si chiedono «cosa ci sia di formativo nella presentazione in aula di animali impagliati, appartenenti anche, come si evince dalle immagini delle lezioni diffuse in rete, a specie protette, e di cani da caccia, e come sia possibile che le scuole si prestino alla presentazione di una immagine dell’attività venatoria che si può ricondurre solo al mondo delle favole». In effetti c’è proprio una favola tra gli strumenti usati da Conarmi, col sostegno di Federcaccia, per raccontare ai bambini il vecchio luogo comune del cacciatore difensore dell’ambiente. La controparte dipinge invece uno sfondo animato da «persone armate che amano la natura prendendola a fucilate. Affidare l’educazione ambientale a persone che sparano alla fauna selvatica e inquinano con il loro piombo acqua e suolo è grottesco». PESANTI pure i commenti diffusi in rete e provenienti da mezza Italia nei confronti della campagna pubblicitaria pro caccia. Infine, citando la letteratura pedagogica internazionale che «mette in connessione i maltrattamenti e le uccisioni di animali e la violenza interpersonale», la Lac in particolare definisce «raccapricciante che siano proprio gli insegnanti a non capire quali siano gli aspetti in gioco in questa istituzionalizzazione della violenza». •

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