Imprese, un 2018 da
primato: nessuno
peggio nel Bresciano

di Fabio Zizzo
Per Lumezzane un altro anno di sofferenza e di numeri negativi
Per Lumezzane un altro anno di sofferenza e di numeri negativi
Per Lumezzane un altro anno di sofferenza e di numeri negativi
Per Lumezzane un altro anno di sofferenza e di numeri negativi

Popolazione in costante calo e record negativo di imprese lasciate per strada nel corso del 2918 a livello provinciale. Questi i dati che disegnano un presente a tinte fosche e un futuro di incertezza per Lumezzane. In un contesto in cui, stando ai numeri diffusi da Confartigianato nelle scorse settimane, il distretto industriale che vede al centro la Valgobbia (e del quale fanno parte altri 13 comuni, da Collio a Villa Carcina) non solo ha recuperato come numero di addetti i livelli pre crisi del 2008, ma addirittura li ha superati. UNA MAGRA consolazione se si guarda al report di fine anno della Camera di Commercio di Brescia, che racconta di un saldo negativo di 32 attività (tra aziende e negozi) nel 2018, il peggiore in tutta la provincia. Nell’anno passato erano 1.782 le imprese registrate, 8.736 gli addetti; nel corso del 2018 sono state 71 le nuove attività, ma a fronte di 103 che si sono arrese. Come se non bastasse, poi, ci si mette pure l’Istat - i dati più recenti sono di settembre - a ribadire l’ormai noto trend al ribasso del numero di residenti, scesi dai 22.510 di inizio 2017 a 22.092, circa 400 in meno in neanche due anni. Come spiegarlo? «C’È BISOGNO di meno burocrazia, più libertà di movimento all’interno delle imprese e maggiore accesso al credito. E lo Stato avrebbe dovuto aspettare a introdurre la fattura elettronica», commenta il delegato locale di Assoartigiani Rocco Ferraro. «È vero che il 2018 si è chiuso in generale abbastanza bene - prosegue - ma la ripresa in questi primi mesi sta rallentando». VALGOBBIA che si spopola e imprese in calo: impossibile non parlare di infrastrutture, e in particolare del raccordo autostradale di valle rimasto impantanato tra ritardi e ricorsi, l’eterno cruccio non solo di Lumezzane. «Le grandi aziende strutturate che sono in grado di crearsi un’alternativa puntano a delocalizzare, ma le altre sono costrette a chiudere - aggiunge Ferraro - Se fosse realizzata un’opera così importante, insieme alla creatività giovanile, si potrebbe consentire alle piccole realtà di restare in paese e diventare grandi, aumentando la loro capacità produttiva». Prospettive a lungo termine, ma per l’immediato futuro c’è poco da stare allegri. «Se nei prossimi dieci anni non cambierà nulla e non si sbloccheranno una serie di situazioni, non vedo un futuro roseo per il nostro paese», conclude Ferraro. E a pagare il conto più salato, oltre al settore manifatturiero, è il commercio, che ha subito il maggiore contraccolpo come testimoniato dalle numerose saracinesche che si sono abbassate negli ultimi mesi in Valgobbia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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