Domeniche lavorative:
il capitolo non è chiuso

Formalmente chiusa in termini generali, la vertenza nata due anni fa all’interno dell’«Esseleunga» di Sarezzo è in realtà ancora aperta. Ai tempi il marchio della grande distribuzione aveva affermato l’impossibilità di ricollocare 5 dipendenti del reparto web in provincia, a meno che non avessero accettato una trasformazione del contratto con l’inserimento delle domeniche obbligatorie (52 all’anno). Il rifiuto della clausola aveva portato al trasferimento di 4 dipendenti nella Bergamasca, e poi al loro reintegro lo scorso maggio grazie ad una sentenza del Tribunale di Milano. Ma «dopo essere tornata nel punto vendita di Sarezzo, Simona Cataldo ha ricevuto una nuova lettera di trasferimento - spiega Aron Timpini, delegato sindacale - questa volta con destinazione Corte Franca».

Dipendente da 15 anni del gruppo, l’impiegata ricorda benissimo il suo anno e mezzo di pendolarismo stigmatizzando i disagi personali, familiari ed economici. E aggiunge: «Durante le udienze la società ha proposto una via conciliativa che consisteva nel riavvicinare altre due mie colleghe, che come me erano state trasferite nella Bergamasca, affermando però l’impossibilità di una soluzione simile per me. Questo perché l’azienda ha continuato a sostenere l’impossibilità di mantenermi a Sarezzo o in provincia senza che accettassi la modifica al mio contratto individuale con l’aggiunta di tutte le domeniche lavorative».

Ora, a 5 mesi dal reintegro, Esselunga le ha appunto consegnato una nuova lettera di trasferimento disponendo lo spostamento a Corte Franca a partire da metà ottobre. «La motivazione di tale decisione sta nel fatto che a oggi posso garantire “solo” 24 giornate lavorative domenicali all’anno mentre la necessità è quella di sostituirmi con una figura di uguali mansioni ma con la disponibilità di tutte le domeniche da contratto».

La posizione del gruppo? Contattata per un commento, Esselunga preferisce per ora non commentare. M.BEN.

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