Set a luci rosse
sull’Eridio, il filmino
spopola sul web

di Mila Rovatti
Due dei protagonisti a passeggio lungo le sponde del lago d’IdroDavanti al cancello di accesso al castello del borgo di LodroneUna delle scene girate attorno alle rovine del castello di Lodrone, appena oltre il confine con il Trentino
Due dei protagonisti a passeggio lungo le sponde del lago d’IdroDavanti al cancello di accesso al castello del borgo di LodroneUna delle scene girate attorno alle rovine del castello di Lodrone, appena oltre il confine con il Trentino
Due dei protagonisti a passeggio lungo le sponde del lago d’IdroDavanti al cancello di accesso al castello del borgo di LodroneUna delle scene girate attorno alle rovine del castello di Lodrone, appena oltre il confine con il Trentino
Due dei protagonisti a passeggio lungo le sponde del lago d’IdroDavanti al cancello di accesso al castello del borgo di LodroneUna delle scene girate attorno alle rovine del castello di Lodrone, appena oltre il confine con il Trentino

Gli sono bastati una manciata di giorni per diventare il video più cliccato tra Valsabbia e Valle del Chiese. Merito del passaparola e dell’incontenibile curiosità degli internauti nostrani. D’altronde, una notizia originale non ha bisogno di alcun giornale. A maggior ragione se di mezzo c’è un filmino hard. Girato sulle sponde del lago d’Idro e in territorio di Lodrone di Storo. Titolo: «Una sorella facile» (tradotto in inglese «My Sister Is an Easy Girl», a beneficio del mercato internazionale). Ovviamente con attori locali, ai quali molti stanno cercando di dare un nome (il volto ce lo mettono loro, senza farsi troppi problemi).

IL FILMINO, che dura un’ora e mezza, non male per una pellicola amatoriale, comincia con un incontro nell’area picnic in località Grotta di Idro, sulle sponde del lago, con i primi approcci di due dei protagonisti. Poi le scene si spostano in Trentino, attorno al Castello di Santa Barbara di Lodrone, che molti, in un primo momento, avevano scambiato per la Rocca d’Anfo, un equivoco che ha scatenato il pandemonio. Qualche scena pare girata sul Garda.

LA TRAMA è degna di un film di genere hard. E pure la recitazione non delude. Gli aspiranti porno divi non hanno certo frequentato un corso di dizione prima delle riprese: due dei protagonisti maschili tradiscono un marcato accento bresciano, mentre la ragazza è chiaramente trentina. Qualcuno dice di averla riconosciuta, impresa non difficile considerando che si recita a volto (e non solo volto) scoperto. Il film racconta di una copia che si reca in visita ai ruderi di un maniero abitato dal fantasma di una castellana di facili costumi, che dopo aver fatto sesso con gli uomini di passaggio li uccide. A un certo punto compaiono pure tre operai. Gli sviluppi sono facilmente prevedibili. Un tantino più fiacco il fulmineo seguito di quello che, evidentemente, è stato un successone: «Una sorella facile II». L’ambientazione è più o meno la stessa. Gli interpreti, questa volta sono solo tre, devono avere una particolare passione per la zona tra il lago e la piccola frazione di Lodrone. Nel secondo episodio, che dura soltanto 46 minuti, la trama si fa ancor più flebile e dalle poche parole iniziali si passa subito al sodo. Sorvolando sulle questioni morali, anche il «dress code» è discutibile: ai protagonisti maschili, che nelle prime scene vestono pantaloni alla pinocchietto, un esperto di moda avrebbe consigliato di presentarsi direttamente nudi.

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