Serle, per il monastero il lungo letargo è finito

di A.GAT.
Il monastero di San Bartolomeo
Il monastero di San Bartolomeo
Il monastero di San Bartolomeo
Il monastero di San Bartolomeo

Appuntamento con la storia oggi sulla vetta del Monte Orsino a Serle: è il gran giorno della consueta riapertura estiva del monastero di San Bartolomeo, piccolo gioiello che giace lassù ormai da quasi 1000 anni. Si dice sia stato fondato addirittura nel 1039, dal vescovo bresciano Olderico I, per il controllo del vasto e popolato territorio che stava sotto il monte. Evidente simbolo del potere vescovile, il monastero non fu situato casualmente sulla vetta del monte più alto dell’altopiano di Cariadeghe: al cenobio stesso vennero conferite molte terre, e poi boschi, fortificazioni e privilegi che spesso furono all’origine di contese secolari con le comunità locali. Una storia nella storia: si legge che all’inizio del XIII secolo l’edificio si trovava in «condizioni deplorevoli», tanto che i vescovi di Brescia e Trento (tra il 1213 e il 1218) promettevano indulgenze a chiunque facesse elemosina per il restauro della chiesa. ALL’EPOCA vi abitavano in parecchi: un abate e otto monaci, vari chierici e il personale addetto. Venne abbandonato meno di un secolo e mezzo più tardi, lasciato al suo destino fino al 1446, quando venne praticamente ricostruito nella sua forma attuale. Ci pensò Napoleone a espropriarlo alla Chiesa, che ne divenne di nuovo proprietaria solo nel 1930. ALTRI TEMPI: solo pochi anni fa una campagna di scavi ha messo in luce importanti strutture e reperti altomedievali, tra cui un insediamento eremitico antecedente all’anno Mille, affreschi, tracce dell’architettura originale. Tanto da scoprire, e da vedere: oggi anche da ascoltare, con il concerto al via delle 15 de «La Madonna di San Bartolomè», a seguire la presentazione del libro «Il giudice Albertano e il caso del giardino invisibile» di Enrico Giustacchini, alle 16.15 le preghiere con dedica al tenente alpino Teresio Olivelli con l’accompagnamento del gruppo Ensemble della Banda «Alessandra Elisabeth Ragnoli» di Serle. Poi spazio alle visite guidate al monastero e dintorni. E una vista spettacolare, sulla cima panoramica a 933 metri d’altezza, sulla città e la pianura.

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