Nei guai bracconiere tuttofare preso con marijuana e uccellini

di P.BAL.
Le piante di canapa sequestrate dai carabinieri di VobarnoLe gabbie con i richiami vivi sequestrati al bracconiere
Le piante di canapa sequestrate dai carabinieri di VobarnoLe gabbie con i richiami vivi sequestrati al bracconiere
Le piante di canapa sequestrate dai carabinieri di VobarnoLe gabbie con i richiami vivi sequestrati al bracconiere
Le piante di canapa sequestrate dai carabinieri di VobarnoLe gabbie con i richiami vivi sequestrati al bracconiere

Formalmente sono oggi parte della stessa Arma, ma la storia diversa e le diverse specializzazioni contano. Ecco perché il blitz avvenuto giovedì mattina a Provaglio Valsabbia, nella proprietà di un noto bracconiere che si era dato apparentemente alla coltivazione di marijuana, ha visto insieme carabinieri e carabinieri forestali della stazione di Vobarno. Sarà la magistratura a decidere quale peso dare alle piante di canapa che crescevano nel giardino del 77enne di Arveaco e che si vedevano chiaramente dall’esterno della recinzione: lui si è giustificato con una affermazione che effettivamente, per chi conosce il passato della Valsabbia, ha un concreto fondo di verità. Fermo restando che si dovrà analizzare la quantità di principio attivo presente per stabilire se si tratta di Cannabis indica o di piante di scarso o nullo interesse stupefacente, è vero che, come affermato dal cacciatore (è un capannista titolare di regolare licenza di caccia) da queste parti e in molte altre zone dell’alta Valsabbia era normale coltivare la canapa per attirare gli uccelli granivori, in particolare i fringillidi come lucherini e fringuelli, per catturarli o prenderli a fucilate. LASCIANDO in sospeso le valutazioni sulla genetica delle piante passiamo alle certezze, ovvero all’ennesima serie di illeciti venatori contestati a questo irriducibile che nella sua carriera di uccellatore è stato denunciato negli anni per ben cinque volte - dalla ex forestale, dagli agenti volontari della Lipu e ora dai carabinieri forestali - senza che nessuno, in Provincia, si preoccupasse di revocargli la licenza di caccia. Passando dal giardino alla casa e alla rimessa, i militari di Vobarno hanno scoperto nel congelatore del provagliese la bellezza di 210 uccelli particolarmente protetti, mentre in un locale magazzino erano nascoste le gabbie con cinque uccelli da richiami vivi tutti privi di anello identificativo: tordi bottacci, un merlo e anche un fringuello (quest’ultima è una specie protetta). Infine, gli agenti hanno trovato anche quattro reti da uccellagione, 12 archetti e 16 «sep», le mini tagliole impiegate per catturare soprattutto i pettirossi e, in questi giorni in particolare, le balie nere. Uccelli vivi e morti sono stati trasferiti nel Centro per il recupero degli animali selvatici di Valpredina (Bergamo): le carcasse serviranno ad alimentare i rapaci in cura nello stesso Cras. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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