«Lorandi è innocente, il processo va rifatto»

di Mario Pari

«Io Clara la conoscevo». Forse sta tutto in queste parole. Forse, questa frase fa sintesi nel migliore dei modi del modo in cui intende muoversi l’avvocato Alberto Scapaticci. Che si batterà per ottenere una revisione del processo a Bruno Lorandi, dopo la condanna all’ergastolo, per l’omicidio della moglie Clara Bugna, e il rigetto dell’istanza di revisione volta a ottenere un nuovo processo, decisa a Venezia il primo marzo scorso. Ad assistere Lorandi, in quell’occasione fu un altro legale. Ma da quell’approccio alla vicenda giudiziaria l’av- vocato Scapaticci aveva da tempo preso le distanze. Ancora prima che si delineasse in tutta la sua portata. A VENEZIA in aula sono state pronunciate parole in cui l’amore tra Bruno Lorandi e Clara Bugna sarebbe stato segnato da crepe vistose, al punto che la donna potrebbe avere avuto, nella ricostruzione della difesa, una relazione extraconiugale. E in questo contesto si sarebbe dovuto scavare, secondo il legale che aveva ottenuto di discutere l’istanza di revisione. MA PER CHI «ha conosciuto Clara Bugna», per chi ha vissuto a contatto con i due coniugi, dopo la prima vicenda terribile in cui era rimasto coinvolto Bruno Lorandi - l’omicidio del figlio Cristian, da cui era stato prima accusato e poi assolto in ogni grado di giudizio - la strada è molto diversa. Passa anche dall’am- missione di quello che potrebbe essere stato un errore, ovvero non aver chiesto che il processo venisse celebrato in altra sede rispetto a Brescia. Convinzione maturata anche alla luce delle sentenze in cui si evidenziano collegamenti tra le due vicende. Secondo Scapaticci fu «un errore ritenere che Bruno Lorandi possa aver ucciso Clara perchè lei voleva riaprire le indagini sulla morte di Cristian. Anche Bruno Lorandi lo voleva: c’è un’istanza depositata in procura a Brescia diverso tempo prima che Clara morisse. Istanza in merito con cui Lorandi era andato a chiedere informazioni anche dopo la morte di Clara e prima di essere arrestato». Per il legale, che ha incontrato in carcere l’ex marmista, una delle questioni principali è quella del mazzo di chiavi. «C’è un mazzo di chiavi - spiega - che non si trova. Ma non si può dire che le abbia buttate Lorandi». E mentre parla mostra una fotografia del salotto della casa di Nuvolera in cui i due coniugi abitavano. Una foto con tanti particolari che potrebbero rivelarsi importanti. Allo stesso modo della riapertura della questione dei consumi elettrici. «Per una revisione - lo sa bene l’avvocato - servono nuove prove». Ma la certezza, per il legale, rimane sempre che «Clara Bugna era il primo difensore del marito». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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