«Ho preso il
fucile solo perché
avevo paura»

di Mario Pari
Il colonnello Matteo Donghi mentre mostra le varie fasi di utilizzo dell’arma a partire dal caricamento Il presidente Roberto SpanòL’imputato Mirco FranzoniIl pm Cati Bressanelli durante la deposizione del professor Francesco De Ferrari, medico legale
Il colonnello Matteo Donghi mentre mostra le varie fasi di utilizzo dell’arma a partire dal caricamento Il presidente Roberto SpanòL’imputato Mirco FranzoniIl pm Cati Bressanelli durante la deposizione del professor Francesco De Ferrari, medico legale
Il colonnello Matteo Donghi mentre mostra le varie fasi di utilizzo dell’arma a partire dal caricamento Il presidente Roberto SpanòL’imputato Mirco FranzoniIl pm Cati Bressanelli durante la deposizione del professor Francesco De Ferrari, medico legale
Il colonnello Matteo Donghi mentre mostra le varie fasi di utilizzo dell’arma a partire dal caricamento Il presidente Roberto SpanòL’imputato Mirco FranzoniIl pm Cati Bressanelli durante la deposizione del professor Francesco De Ferrari, medico legale

Le ragioni di quell’arma impugnata nel buio di dicembre sono tutte in tre parole. Mirco Franzoni le ha pronunciate ieri nell’udienza in cui è stato chiuso il dibattimento. «Ho avuto paura», ha detto. Ieri quel colpo di fucile, partito dall’arma del meccanico di Serle, che uccise Eduard Ndoj, 26 anni di Serle è stato sviscerato, studiato, analizzato e giudiziariamente affrontato da ogni punto di vista. E sono emersi elementi importanti per ricostruire quanto accaduto a Serle, in vicolo Castagneto la sera del 14 dicembre 2013. Eduard Ndoj venne sorpreso a rubare con un complice e riuscì a fuggire, ma poi, proprio in vicolo Castagneto i due vennero intercettati da Franzoni. Mentre uno tornò sui suoi passi, la vittima cercò di scappare in una corte. Ma si ritrovò poco dopo di fronte a Franzoni. Pochi istanti dopo lo sparo. Secondo quanto da sempre ribadisce l’imputato, ci sono lo strattonamento da parte di Ndoj e il colpo che parte. La vittima morirà poco dopo.

L’udienza di ieri è iniziata ripercorrendo attraverso la lettura della ricostruzione, di quanto avvenuto nel corso del sopralluogo a Serle venerdì scorso, da corte d’assise, accusa pubblica e privata, e difesa. Poi dopo il primo tra i carabinieri sentiti,è stata la volta del professor Francesco De Ferrari, medico legale. La traiettoria extra corporea dei pallini, ha detto è «circa orizzontale, praticamente i due si trovavano di fronte». Inoltre il colpo entra «perpendicolarmente rispetto al busto». La distanza tra la fine della canna del fucile e la vittima è «almeno pari alla lunghezza della canna». Una distanza non lontana, ma nemmeno ravvicinatissima.

Aspetto questo importante per stabilire se si è trattato di un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione, oppure è partito da più lontano. Tra coloro che hanno deposto successivamente anche il perito fonico. Diversi i militari del Ris di Parma. Sugli aspetti chimici è stato spiegato che non è stata trovata alcuna traccia di nylon, quindi del guanto, sull’arma. Questo potrebbe lasciare intendere che non c’è stata colluttazione.

IL COLONNELLO Matteo Donghi, responsabile sezione balistica del Ris di Parma è stato sentito dal pm Cati Bressanelli su tutto ciò che riguardava l’arma, mostrandola in aula. Ha illustrato il caricamento. Sul grilletto, ha detto:« Deve essere premuto interamente». L’arma è inoltre «senza anomalie». Anche il colonnello Donghi è stato chiamato a fornire chiarimenti sulla distanza da cui è stato il corpo e dagli accertamenti balistici sarebbe successo tra i 75 e 125 centimetri rispetto al corpo della vittima. Da altri elementi quali i depositi di carico d’ingresso emerge che la distanza tra fucile e vittima sarebbe stata ravvicinata.. Il consulente della difesa, Roberto Manieri, non è intervenuto dichiarandosi d’accordo con quello dell’accusa. Infine, Mirco Franzoni che «esce con il fucile» perché «ha paura», Franzoni che dopo il ferimento pratica il massaggio cardiaco. Il presidente Roberto Spanò ha aggiornato l’udienza per discussione e sentenza al 6 dicembre.

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