«Hamza sarà per sempre nei nostri cuori»

di Alessandro Gatta
I palloncini rossi e blu liberati in cielo dai suoi compagni di classe di squadra per salutare per l’ultima volta il piccolo HamzaHamza El Amrani:  aveva 12 anni
I palloncini rossi e blu liberati in cielo dai suoi compagni di classe di squadra per salutare per l’ultima volta il piccolo HamzaHamza El Amrani: aveva 12 anni
I palloncini rossi e blu liberati in cielo dai suoi compagni di classe di squadra per salutare per l’ultima volta il piccolo HamzaHamza El Amrani:  aveva 12 anni
I palloncini rossi e blu liberati in cielo dai suoi compagni di classe di squadra per salutare per l’ultima volta il piccolo HamzaHamza El Amrani: aveva 12 anni

Applausi scroscianti, dopo l’ultima e commovente preghiera: ieri pomeriggio in cielo sono volati decine di palloncini rossi e blu, i colori della sua squadra, l’Ac Roè Volciano. Alla «Domus Aurora» di Gavardo una folla l’ha voluto salutare per l’ultima volta: il piccolo grande Hamza El Amrani, morto a 12 anni travolto e inghiottito dalle scure acque del Chiese, in un caldo venerdì di primavera. LA TRAGEDIA in un istante: insieme a un amico ha raggiunto la spiaggetta che sta sotto il ponte di Pompegnino, a poche centinaia di metri da casa (abitava in via Frua). Si è tuffato e in un attimo è stato trascinato via dalla corrente: lo hanno ritrovato solo un paio d’ore dopo, ormai senza vita appoggiato alle grate delle paratie della seriola di Villanuova. Non c’è stato nemmeno bisogno dell’autopsia: è stato trasferito al Civile solo per gli esami di rito, già ieri mattina la magistratura aveva dato il nulla osta alla sepoltura. In tantissimi per l’ultimo saluto: ancora qualche giorno e la salma tornerà in Marocco, il Paese d’origine. «Quattro preghiere per il nostro giovane fratello», ha detto l’imam prima di celebrare la funzione religiosa: in prima fila il padre Ahmed, a cui tutti hanno voluto stringere la mano, la mamma Miluda. Poi la piccola Sofia, 8 anni, la sorellina a cui tanto voleva bene, e il fratello Abdul, 19 anni. C’erano i suoi compagni di scuola: frequentava la seconda media all’istituto Odorici di via Verdi, «proprio ieri sera - raccontano i ragazzi - avremmo dovuto fare la pizzata di fine anno». TANTE LACRIME e qualche sorriso, nel vortice dei ricordi: «Una volta eravamo in gita, e si era nascosto tra i sedili del pullman - ci confida Daniele, che non esita a definirlo il suo migliore amico - e aveva fatto impazzire la prof che non riusciva a trovarlo. Mi rimarranno tante cose di lui: quando voleva lo chiamassimo British per il suo taglio di capelli, quando faceva i dab o lo swag, quando provava a cantare le canzoni di Sfera Ebbasta». «Lo conoscevo dalle elementari - ricorda invece Mattia - Era uno che scherzava sempre, era pieno di grinta, s’impegnava in tutto quello che faceva». «Un ragazzo davvero forte - dice Alessio, compagno di classe e capitano della sua squadra - Impossibile fargli cambiare idea. Lo chiamavamo Zuccone, anche in campo: quando eravamo più piccoli ci avevano definito gli Assassin Creed della difesa». Erano tante, tantissime anche le magliette rosse del Roè Volciano: con il pallone tra i piedi Hamza sognava di diventare come Cristiano Ronaldo, anche se in realtà faceva il difensore. Sognava la maglia numero 7, anche se la sua era la 5: i suoi compagni di squadra domani sera lo ricorderanno ancora una volta, prima di scendere in campo, tutti in fila con una maglietta bianca stampata per l’occasione. Con la dedica più bella: «Rimarrai sempre nei nostri cuori», e poi il capitano alzerà in cielo la sua maglia, la numero 5. «Per la sua età era un gigante, nel senso che era alto il doppio degli altri - racconta Luca Portieri, il suo allenatore- ma Hamza era buono come il pane. Un riferimento per tutti, a volte testardo ma sempre gentile». Volano in alto quei palloncini: «Ciao gnaro». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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