Deroghe e roccoli,
il «no» spacca
la Regione

di Paolo Baldi
Un momento del presidio ambientalista allestito ieri davanti alla sede della RegioneIl «no» alle deroghe e alla riapertura dei roccoli è passato dalla strada al Consiglio regionale
Un momento del presidio ambientalista allestito ieri davanti alla sede della RegioneIl «no» alle deroghe e alla riapertura dei roccoli è passato dalla strada al Consiglio regionale
Un momento del presidio ambientalista allestito ieri davanti alla sede della RegioneIl «no» alle deroghe e alla riapertura dei roccoli è passato dalla strada al Consiglio regionale
Un momento del presidio ambientalista allestito ieri davanti alla sede della RegioneIl «no» alle deroghe e alla riapertura dei roccoli è passato dalla strada al Consiglio regionale

Doppia sconfitta ieri per due politici bresciani - l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi e il consigliere ed ex sindaco di Vallio Floriano Massardi, entrambi leghisti - bocciati dalla loro stessa maggioranza, quella del Consiglio regionale, che si è letteralmente spaccata di fronte alla richiesta di approvare due provvedimenti chiesti e sollecitati dal mondo venatorio. La mobilitazione delle associazioni ambientaliste in primo luogo, la pressione del Movimento 5 Stelle, la diffida del ministro dell’Ambiente, decine di migliaia di firme in calce a una petizione on line e la concreta possibilità (o meglio la certezza) di incorrere nelle sanzioni dell’Unione europea hanno dato vita a un evento storico, mai registrato prima nelle pluridecennali battaglie tra la Regione Lombardia e gli ambientalisti sul fronte delle politiche venatorie. Le proposte di legge per la riapertura dei roccoli, con la cattura di migliaia di uccelli da consegnare ai migratoristi come richiami, e per la caccia in deroga a fringuelli e peppole non sono neppure state votate: sono state fermate prima, in entrambi i casi, dalle questioni pregiudiziali; ovvero dalla sottolineatura dei presupposti di illegalità e incostituzionalità evidenziati dal gruppo Lombardi civici europeisti e da + Europa. A CHIUDERE il quadro il voto segreto chiesto e ottenuto dal Movimento 5 Stelle: mentre fuori dal Pirellone occupava la scena il presidio ambientalista, nell’aula consigliare è finita 44 (favorevoli alle pregiudiziali) a 33 per la cattura dei richiami vivi e 42 a 36 nel secondo caso. Visti i numeri è certo che sia nel centrodestra sia nel Partito Democratico ci siano state molte defezioni dalla «linea». Defezioni che hanno contrariato il valsabbino Gianantonio Girelli (Pd), che ha poi sottolineato la «necessità di ritrovare la capacità di guardare nel complesso di tutte le questioni senza tentativi di appropriarsi di battaglie» pensando probabilmente ai 5 Stelle che hanno bocciato molto prima del voto le due leggi mancate, e naturalmente al relatore di entrambe, l’altro valsabbino Floriano Massardi. Sindaco di Vallio fino alla nomina in Regione e storico capannista, Massardi si è detto dispiaciuto del «tradimento» di una parte dei suoi manifestato «dalla mancata condivisione in maggioranza, anche nel mio stesso gruppo, di questi progetti in materia venatoria. Purtroppo - ha aggiunto - la bocciatura non consentirà per questa stagione venatoria l’uso dei richiami vivi e la caccia in deroga». Affondato a sua volta da una parte dei suoi, l’assessore Rolfi se l’è presa con «l’atteggiamento politicizzato e ideologico dell’Ispra», l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e ha invocato una «politica forte anche a livello parlamentare per valorizzare una tradizione utile anche alla gestione dell’ecosistema». GLI AMBIENTALISTI, da parte loro, si chiedono cosa ci sia di utile all’ecosistema in tonnellate di piombo sparate dai fucili e in milioni di animali abbattuti. E le sigle vincitrici di giornata, le associazioni in prima fila nella battaglia - Lac, Cabs, Lav, Enpa, Wwf, Lipu e Legambiente - hanno risposto a Rolfi affermando che appartiene a «un gruppo di consiglieri lombardi legati alle correnti più retrograde del mondo venatorio. Persone che hanno tentato l’impossibile, formulando due proposte di legge in totale violazione della normativa nazionale e comunitaria ed esponendo la Regione Lombaria e l’intero Paese al rischio-certezza di pagare i danni all’erario e all’Europa». «Le argomentate azioni delle nostre associazioni - hanno sottolineato - unite alla pressione legalitaria dello Stato e al buonsenso dei consiglieri lombardi hanno infine e per fortuna avuto la meglio, facendo sì che le proposte di legge venissero dichiarate per quello che erano: incostituzionali e illegittime. Con oggi - si sono augurate - si chiude una storia di cui possiamo fare a meno». E i 5 Stelle? Parlano di «un capolavoro politico». Ieri in Lombardia «ha vinto la difesa dell’ambiente: una delle nostre cinque stelle - hanno commentato i consiglieri Massimo De Rosa e Simone Verni -. Abbiamo affossato due proposte di legge oscene ed evitato ai lombardi multe europee che avrebbero tolto risorse ai territori per le vere urgenze. Da domani ci auguriamo che questa maggioranza lavori sulle vere necessità». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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