Unione dei comuni in affanno
Ceto spedisce un siluro ai soci

di Luciano Ranzanici
La sede del municipio di Ceto
La sede del municipio di Ceto
La sede del municipio di Ceto
La sede del municipio di Ceto

Non è un momento felice per le unioni dei comuni della Valcamonica. Nelle settimane scorse era arrivata la notizia dell’impoverimento di quella della bassa valle, adesso, il consiglio comunale di Ceto ha dato un colpo d’accetta a quella che vedeva fino a poche ore fa l’alleanza con Cimbergo e Paspardo; che comunque, almeno stando alle intenzioni manifestate dai sindaci GianBettino Polonioli e Fabio De Pedro, dovrebbe proseguire l’esperienza con due soli enti locali soci.

Cambia insomma lo scenario di una aggregazione che ha vissuto un lungo percorso collaborativo: ben 19 anni, visto che l’Unione venne istituita nel 1998. Un cambiamento introdotto l’altra sera nel corso di una seduta straordinaria di consiglio, durante la quale il sindaco Marina Lanzetti ha annunciato il recesso poi votato puntualmente dalla sua maggioranza, mentre i banchi dell’opposizione sono rimasti ancora una volta tristemente vuoti.

Prima di annunciare il divorzio, Lanzetti ha elencato dettagliatamente tutti i motivi di contrasto, i disagi che sarebbero stati subiti dall’ente locale che guida e le difficoltà di gestione che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni di non facile convivenza delle tre municipalità, sottolineando anche il silenzio delle controparti di fronte alle sue ripetute richieste di scioglimento di una realtà giudicata ormai decotta e inutile.

PER ESEMPIO, il sindaco ha ricordato che a dispetto dell’impegno dell’amministrazione da lei guidata in questa alleanza (misurata col 62% per Ceto, il 18% per Cimbergo e il 20% Paspardo), il contributo statale di 17 mila euro sia stato diviso in parti uguali. «Non riesco a prevedere un futuro per l’Unione, (che tra l’altro soffre per una situazione debitoria di 100 mila euro che, in aumento nel 2018, dovrà essere necessariamente affrontata da Cimbergo e Paspardo), dalla quale, dopo il voto di consiglio, mi dimetterò ufficialmente da presidente (succederà domani, e l’incarico annuale è a rotazione), trasmettendo la delibera agli enti di riferimento», ha annunciato.

«A oggi non sono riuscita a scambiare alcuna opinione sui problemi dell’aggregazione con i colleghi degli altri due municipi - ha concluso -, i quali hanno disertato le assemblee, e ho addirittura ricevuto una diffida del prefetto (su richiesta di Polonioli e De Pedro) perché convocassi ancora l’assemblea per deliberare la nomina del mio successore. La mia risposta sta nella convocazione del consiglio e nel via al recesso».

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