Ruspe fantasma e
fatture false: scoperta
maxi frode milionaria

di Lino Febbrari
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Edolo ed è partita da un’impresa edile di Sonico
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Edolo ed è partita da un’impresa edile di Sonico
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Edolo ed è partita da un’impresa edile di Sonico
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Edolo ed è partita da un’impresa edile di Sonico

Un altro duro colpo ai furbetti delle fatture false è stato inferto dai finanzieri della Brigata di Edolo. I quali, nei mesi scorsi, effettuando una normale verifica fiscale relativa agli anni che vanno dal 2010 al 2016, negli uffici contabili di un’impresa edile di Sonico, si sono trovati tra le mani la documentazione che comprovava l’esistenza di un vorticoso giro di noleggi di macchine operatrici, la maggior parte delle quali (hanno appurato le fiamme gialle) figuravano contemporaneamente all’opera in più cantieri anche distanti centinaia di chilometri uno dall’altro. Un sistema rodato, che permette di frodare il fisco. Almeno fin che va bene. Stavolta invece è andata male (e costerà cara in termini economici e penali) a 32 imprenditori, tra i quali figurano anche 5 camuni, uno di Bienno, due di Ceto e due di Sonico, gli altri sono residenti (o le loro realtà imprenditoriali hanno sede) nelle provincie di Brescia, Milano, Pavia, Cremona, Bergamo, Verona e Torino. Tutti sono finiti nei guai e denunciati all’autorità giudiziaria per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Al termine di mesi di serrate indagini, i militari del maresciallo aiutante Massimo Caloro, coordinati dalla Procura della Repubblica di Brescia, sono riusciti a scoprire e a provare come veniva ingannato l’erario. IL SISTEMA. Gli imprenditori (molti dei quali dotati di un parco macchine di proprietà di tutto rispetto, fatto che ha subito insospettito gli investigatori), noleggiavano escavatori, ruspe, autogru e compressori che però (o solo in casi sporadici) non si muovevano da magazzini e depositi. L’escamotage è stato scoperto perché le macchine erano quasi sempre le stesse, e risultavano impiegate contemporaneamente in decine di cantieri. L’ennesimo imbroglio ai danni del fisco, grazie al quale, in particolare l’imprenditore «capofila», che rischia fino a sei anni di carcere, otteneva un duplice profitto: da un lato, i costi per i noleggi fasulli venivano «compensati» con falsi ricavi dovuti all’emissione di altre fatture farlocche a imprese compiacenti; dall’altro, i crediti Iva accumulati venivano utilizzati per «estinguere» i debiti tributari della sua società. Complessivamente il giro di fatture fraudolente si aggira attorno agli 8 milioni di euro, mentre l’Iva recuperata a tassazione è di circa 2 milioni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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