Nell’oasi-rifugio la natura ha trovato casa

di Lino Febbrari
Piccoli visitatori a lezione di natura:  l’osservatorio eco-faunistico è anche un centro di ripopolamentoUn esemplare di gufo  realeLe prove di volo del gufo reale
Piccoli visitatori a lezione di natura: l’osservatorio eco-faunistico è anche un centro di ripopolamentoUn esemplare di gufo realeLe prove di volo del gufo reale
Piccoli visitatori a lezione di natura:  l’osservatorio eco-faunistico è anche un centro di ripopolamentoUn esemplare di gufo  realeLe prove di volo del gufo reale
Piccoli visitatori a lezione di natura: l’osservatorio eco-faunistico è anche un centro di ripopolamentoUn esemplare di gufo realeLe prove di volo del gufo reale

«Non è uno zoo, ma un’area didattica naturalistica», taglia corto l’ideatore della struttura. Nel 1997 per dare la possibilità a tutti di poter ammirare da vicino la fauna e la flora delle nostre montagne, ad Aprica è stato creato l’osservatorio eco-faunistico, racchiuso in un’area di oltre 25 ettari alle pendici del Palabione, a fianco delle piste da sci. Dopo 21 anni di attività, la struttura costituisce il fiore all’occhiello del parco delle Orobie Valtellinesi. «UNA STRUTTURA unica nel suo genere - aggiunge il biologo Bernardo Pedroni - molto particolare per come è stata concepita. Ribadisco che non si tratta assolutamente di un giardino zoologico, perché sono i nostri ospiti che decidono se uscire dal bosco per farsi vedere oppure no». Branchi di camosci e stambecchi, insieme a un buon numero di scoiattoli, numerose specie di uccelli (tra i quali alcuni splendidi rapaci), e fino allo scorso anno anche un vecchio orso: sono questi gli animali che più catturano l’interesse dei visitatori. «Tutti selezionati geneticamente - puntualizza Pedroni - perché abbiamo sempre tenuto quelli più tranquilli, mentre tutti gli altri - e qui il biologo rivela un altro aspetto importantissimo dell’osservatorio - sono stati liberati nei parchi che ce li hanno richiesti». Difatti, fin dalla sua nascita la realtà è sempre stata anche un centro di ripopolamento, oltre che una sorta di casa di riposo per l’orso bruno delle Alpi, alla quale le associazioni di tutele e salvaguardia degli animali affidano gli esemplari anziani, prevalentemente nati in cattività e strappati spesso a destini crudeli. «Nella primavera del 2017 è purtroppo morto di vecchiaia l’ultimo esemplare che avevamo - annota rammaricato l’esperto - Un altro, probabilmente una femmina, è in arrivo per l’estate e trascorrerà gli ultimi anni della sua vita in un luogo sicuramente migliore di dove è stato finora». Nel corso delle visite guidate, bambini e adulti hanno anche l’occasione di assistere al volo di rapaci notturni e diurni, alcuni giunti all’osservatorio da centri di recupero e che non possono più essere liberati in natura, altri allevati in prigionia per scopi scientifici e didattici. «PER ESEMPIO abbiamo il gufo reale, che è il più grande rapace notturno d’Europa - spiega - Poi facciamo vedere il falco sacro, specie molto rara e bellissima, e volare un esemplare della famiglia delle aquile: la poiana di Harris». A questo punto Pedroni si trasforma in falconiere e il rapace seguendo i suoi ordini esegue voli radenti, con le ali sfiora le teste dei visitatori e cattura al volo il pezzo di carne lanciato in aria dal suo addestratore. Oltre all’osservatorio dell’Aprica, il parco delle Orobie dispone anche di un grande giardino botanico e di altre strutture sparse in diversi Comuni della valle dedicate alla micologia e alle attività dell’uomo in montagna. «Quello che mi auguro è che non si facciano dei doppioni delle nostre aree - conclude il nostro interlocutore - Impegniamoci invece a realizzare qualcosa di originale, tanto c’è tutto da inventare e, perché no, anche da rifare». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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