Nel cuore della miniera abbandonata

di Lino Febbrari
La miniera sarà riaperta grazie al lavoro del Gruppo Speleo Camuno
La miniera sarà riaperta grazie al lavoro del Gruppo Speleo Camuno
La miniera sarà riaperta grazie al lavoro del Gruppo Speleo Camuno
La miniera sarà riaperta grazie al lavoro del Gruppo Speleo Camuno

Una volta (quasi) esauriti gli ultimi filoni di materiale ferroso (siderite e pirite in particolare), negli anni Cinquanta a Malonno chiuse definitivamente i battenti la miniera della Ferromin. Quella che per secoli (i primi scavi risalgono alla dominazione romana) era stata una fonte di lavoro e sostentamento per decine di famiglie fu abbandonata e l’ingresso sbarrato da un cancello. Dopo decenni di oblio, qualche anno fa, i cunicoli che si inoltrano nella montagna alle spalle dell’abitato per circa tre chilometri sono stati sistemati dal Gruppo Speleo Camuno e riaperti in occasione della ricorrenza di Santa Barbara, la patrona dei minatori, dei vigili del fuoco e di tutte le realtà che hanno a che fare con fuoco ed esplosivi. Lo storico sito minerario domenica tornerà ad accogliere un ristretto numero di persone per celebrare (in ritardo di qualche giorno) la ricorrenza della protettrice. I partecipanti si ritroveranno alle 14 nel piazzale del cimitero e dopo una camminata di una decina di minuti si infileranno per circa un chilometro nel ventre della miniera. In una grande caverna (il salone 18), alle 15, don Claudio Sarotti, vicario parrocchiale di Breno, Astrio e Pescarzo, celebrerà la messa in suffragio di tutti i minatori defunti. Ad accompagnare il rito brani del coro Baitone di Edolo. Alle 16.30, all’esterno della miniera, la festa continuerà con un semplice rinfresco. Per ragioni di sicurezza è obbligatoria la conferma della presenza entro domani sera ai numeri 340 4834592 (Stefano) oppure 329 1637886 (Diego). I PARTECIPANTI dovranno indossare vestiario e calzature (oltre al caschetto che verrà fornito dagli organizzatori) adatti ad ambienti freddi e umidi. La miniera della Ferromin potrebbe rappresentare un’attrattiva turistica, purtroppo trattandosi di un bene demaniale nessuno ci vuole mettere le risorse necessarie al suo recupero e neppure assumersi la responsabilità di organizzare e seguire le visite. Una legge regionale del 2009 stabilisce che per facilitare l’accesso a realtà dismesse come quella di Malonno serve una concessione. E le procedure per un’eventuale fruizione turistica dovrebbero essere attivate da un ente pubblico (Comune, Comunità montana, Consorzio Bim). Insomma, di mezzo c’è la solita burocrazia. Gli appassionati speleologi, che hanno ripulito diversi passaggi e messo in sicurezza i tratti più a rischio, da tempo auspicano che si possa arrivare a una soluzione per poter valorizzare come merita il dedalo di cunicoli. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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