La valle «sfregiata»
ora prova
a rialzarsi

di Giuseppe Spatola
Per ripristinare il patrimonio boschivo distrutto dall’ondata di maltempo di fine ottobre è necessario un investimento di oltre 5 milioni I tronchi degli alberi sradicati si ammassano a fondo valle: un’immagine eloquente del disastro ecologico Il deputato Giuseppe Donina Dal Governo arriveranno presto fondi per contrastare il dissesto Senza le radici a trattenere il terreno  il rischio frane si  è moltiplicato
Per ripristinare il patrimonio boschivo distrutto dall’ondata di maltempo di fine ottobre è necessario un investimento di oltre 5 milioni I tronchi degli alberi sradicati si ammassano a fondo valle: un’immagine eloquente del disastro ecologico Il deputato Giuseppe Donina Dal Governo arriveranno presto fondi per contrastare il dissesto Senza le radici a trattenere il terreno il rischio frane si è moltiplicato
Per ripristinare il patrimonio boschivo distrutto dall’ondata di maltempo di fine ottobre è necessario un investimento di oltre 5 milioni I tronchi degli alberi sradicati si ammassano a fondo valle: un’immagine eloquente del disastro ecologico Il deputato Giuseppe Donina Dal Governo arriveranno presto fondi per contrastare il dissesto Senza le radici a trattenere il terreno  il rischio frane si  è moltiplicato
Per ripristinare il patrimonio boschivo distrutto dall’ondata di maltempo di fine ottobre è necessario un investimento di oltre 5 milioni I tronchi degli alberi sradicati si ammassano a fondo valle: un’immagine eloquente del disastro ecologico Il deputato Giuseppe Donina Dal Governo arriveranno presto fondi per contrastare il dissesto Senza le radici a trattenere il terreno il rischio frane si è moltiplicato

Robert Green Ingersoll nelle sue «Orazioni di un miscredente» sosteneva come in natura non ci siano né ricompense né punizioni ma solo conseguenze. E sulle ginocchia dell’Adamello, dove i metri dal cielo sono meno di quelli che portano a valle, le conseguenze della furia naturale oggi si misurano in capo alle chiome sgualcite degli alberi rimasti a terra. A quarantasette giorni dalla procella impietosa che soffiando da nord ha raso al suolo i boschi, strappando le radici alla terra, in Vallecamonica il tempo sta nascondendo la vergogna sotto i primi fiocchi di neve. Ma sotto quel primo bianco appena abbozzato, da est a ovest della vallata, rimangono ferite difficilmente risanabili. Per capire lo strazio conseguenza della natura stessa basta seguire la valle fino alla quota più alta. Sopra Cevo, dove gli abeti rossi (i «paghèr» nella parlata dei vecchi) danno il nome all’intero pendio che si estende per una decina di chilometri, si apre la Conca dell’Aviolo. Qui, a 1930 metri, con alle spalle l’imponente versante nord del gruppo del Baitone, con i suoi ghiacciai pensili il suggestivo Lago Aviolo, dalle acque limpide e abitualmente gelide, è circondato da larici, abeti, pini mugo e dai rari pini cembro. La macabra conta dei pagher senza radici inizia dal fondovalle, all’ombra del Passo Gallinera che apre la strada al Passo delle Gole Larghe con vista grandiosa sulla Val d’Avio e sull’Adamello. L’Amministrazione ha effettuato una variazione al piano delle opere pubbliche per inserire gli interventi necessari alla sistemazione dell’alveo del torrente Figna, esondato la sera del 29 ottobre e per intervenire nella zona della Valpaghera, devastata da frane e alberi abbattuti. Sei gli interventi previsti, per i quali il municipio dovrà cercare i fondi per avviare almeno quelli più necessari. In quota servono una serie di opere su tutto il tratto del torrente Palobbia, per la pulizia dell’alveo da detriti e legname e per il rifacimento dei ponticelli minori. Si calcolano solo in questa area 700 mila euro. Per il Figna serve il ripristino della corretta sezione idraulica per 1,2 milioni, mentre per le strade vasp è necessario rimuovere il materiale franato per circa 760mila euro.

MA PER FAR rinascere il bosco abbattuto dal soffio dell’Adamello, asportando il legname schiantato e ricostituire il patrimonio boschivo su una superficie di circa novanta ettari serviranno almeno 1,8 milioni. Nell’attesa delle risorse, già diversi lavori sono stati effettuati o sono in corso. In questo senso la politica camuna ha fatto fronte locale in Val Paghera come nel resto dei boschi abbattuti dalla buriana, dal bosco sacro di pezzo fino alle valli più a sud. «Abbiamo detto che non avremmo lasciati soli i comuni colpiti dal maltempo e così è stato - ha confermato l’onorevole leghista Beppe Donina -. Abbiamo inserito nel decreto fiscale un fondo di 525 milioni per le alluvioni e le calamità naturali. Il fondo istituito presso il Ministero dell'economia prevede una dotazione iniziale di 474,6 milioni di euro per l'anno 2019 e di 50 milioni di euro per l'anno 2020». Come dire che le risorse a livello nazionale sono state previste e messe in cassa. «In poco meno di un mese - ha concluso Donina - abbiamo trovato risorse importanti. L'iter di assegnazione prevede che entro il 31 gennaio 2019 verranno individuati gli enti destinatari, le risorse per ciascun settore, i comparti, i criteri di riparto e gli importi da destinare a ciascun beneficiario, con le relative modalità di utilizzo». Intanto la Val Paghera paga le conseguenze della natura, con gli abeti rossi chini e il cielo pronto a coprire di neve le ferite che per guarire aspettano la nuova primavera.

giuseppe.spatola@bresciaoggi.it

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