I due incidenti mortali avvenuti a poche ore di distanza sulle montagne della Valle Camonica riportano l'attenzione sulle regole da seguire per affrontare in sicurezza le montagne. Perchè «è normale - spiega Riccardo Bugatti, vice delegato della V delegazione bresciana del Soccorso alpino - che nel mese di agosto aumenti il numero delle persone che si avventurano in montagna». E per fortuna è così, «la montagna ha bisogno di essere vissuta, ma non dobbiamo mai dimenticarci che in quota bisogna fare attenzione a numerosi fattori». «IN MONTAGNA con i piedi e con la testa» recita il motto del Soccorso alpino che «è la base per affrontare un’escursione, il nostro è molto più che uno slogan ed è valido in tutte le stagioni». Anche se poi, è il caso degli ultimi due incidenti, può intervenire la fatalità: è stata una scarica di pietre sul sentiero a uccidere Giupeppe «Pino» Magistri sulle montagne di Ponte di Legno verso la cima Salimmo, forse un malore a spingere in un canalone il 76enne di Sarezzo morto vicino al passo Ignaga tra Cevo e Saviore. Resta il dolore per due vite spente durante quella che doveva essere una piacevole escursione. «Soprattutto nel mese di agosto, quando le temperature si fanno più alte - continua Bugatti - la montagna subisce i cambiamenti climatici e lo stesso ritiro dei ghiacciai accelera il processo di instabilità del territorio che causa frane e smottamenti». Chi va in montagna deve fare una valutazione prima di sé stesso, poi della situazione in cui si cala: «La preparazione non deve solo essere atletica, ma intendiamo uno studio a tavolino di ciò che si va a fare, bisogna informarsi, conoscere il territorio e fare affidamento agli esperti come la guide alpine, i gestori dei rifugi e gli accompagnatori del Cai». Non solo, è fondamentale consultare il meteo, «nel weekend alle porte è prevista una perturbazione intensa con neve oltre i 2.500 metri di quota, bisogna saperlo e muoversi di conseguenza». E poi attenzione all’attrezzatura e all’abbigliamento che devono essere adeguati, «nello zaino non devono mai mancare un guscio o una giacca a vento, un capo caldo e una frontale nel caso l’escursione si prolunghi fino al buio». Bene anche dire a casa cosa si intende fare e l’orario presunto di rientro, «così nel caso in cui i familiari non ci vedessero tornare possono allertare i soccorsi. Se si ha uno smartphone poi (chi non ce l’ha, di questi tempi?), è bene scaricare l’applicazione GeoResQ che permette di mandare la localizzazione in caso di richiesta di aiuto». Insomma la tecnologia viaggia veloce e i soccorsi non sono da meno, con il Soccorso alpino attivo H24 senza giorni di riposo, una presenza che in più occasioni è servita a togliere dall’impiccio turisti anche troppo «fai da te»: «Se aumentano gli incidenti in montagna è perché questo è il mese principe per questo ambiente, ma soprattutto - ammoniscono i soccorritori - perché negli ultimi anni sempre più persone vi si sono avvicinate a volte senza la preparazione e le conoscenze necessarie». Non è il caso degli ultimi due casi di cronaca, «purtroppo però può succedere che nonostante la preparazione e pur trovandosi in situazioni non particolarmente pericolose non si torni a casa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA