Il Cardo è un approdo sicuro per chi ha smarrito la strada

di Lino Febbrari
Il fabbricato di via Adamello acquistato qualche anno fa
Il fabbricato di via Adamello acquistato qualche anno fa
Il fabbricato di via Adamello acquistato qualche anno fa
Il fabbricato di via Adamello acquistato qualche anno fa

Ha compiuto trent’anni brindando col vino prodotto nelle proprie vigne. La cooperativa sociale «Il Cardo» di Edolo ha festeggiato i sei lustri di attività presentando ufficialmente il bianco «Lècomelè» (tradotto, «È come È), ottenuto dalle uve coltivate nel piccolo vigneto sul Monte Colmo, appena sopra Mù. LA REALTÀ EDOLESE che si occupa principalmente di persone disabili è stata fondata nel settembre del 1988 da un pugno di volontari, molti dei quali tuttora danno una mano agli educatori. «Trent’anni fa era un sogno che avevano nel cuore 12 persone - racconta il presidente Giuseppe Capitanio - che poi sono riuscite a realizzare e a farlo diventare una realtà importante». Il Cardo possiede due edifici, la sede storica di via Magnolini (nella quale da qualche settimana sono in corso i lavori per l’ampliamento grazie a un generoso lascito della signora Marica Carestia) e il fabbricato di via Adamello acquisito qualche anno fa, dove alcuni ospiti vivono autonomamente. A libro paga ha cinquanta dipendenti e quotidianamente segue più di sessanta ragazzi ed è penetrato profondamente nel tessuto sociale di tutta l’alta Valle. «Siamo conosciuti, amati e apprezzati da istituzioni e cittadini– osserva con gioia il presidente - . E questi sentimenti ci danno grandissima forza per continuare nella nostra missione». Dopo trent’anni la cooperativa è divenuta una fucina di attività che spaziano dall’assistenza ai ragazzi, alla gestione della ludoteca, perfino alla coltivazione di mele e uva, e molto altro ancora. «Guardiamo sempre avanti, non ci dimentichiamo del passato ma pensiamo al futuro – afferma il direttore Marco Milzani -. Quindi, eroghiamo tanti servizi per la disabilità, che è quello che facciamo fin dall’inizio, ma da qualche tempo stiamo anche cercando intercettare i bisogni del territorio e soddisfarli. Per esempio con il servizio ai minori. E poi ci siamo messi anche a fare i coltivatori: operatori e ragazzi hanno la possibilità di misurarsi in un meleto e nei vigneti, e molte altre cose; abbiamo un settore che riguarda la nostra creatività - conclude Milzani - con la rivista Zeus e tutte le altre espressioni artistiche e artigianali dei nostri laboratori». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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