Fondi per lo sviluppo, una beffa Prima li danno poi li rivogliono

di Luciano Ranzanici
Una tegola finanziaria per molte aziende agricole camune
Una tegola finanziaria per molte aziende agricole camune
Una tegola finanziaria per molte aziende agricole camune
Una tegola finanziaria per molte aziende agricole camune

È difficile mettersi nei panni di un imprenditore che dopo aver ricevuto fondi pubblici per sviluppare la sua attività si vede arrivare una richiesta di restituzione degli stessi. Non perché ha truffato, ma perché nessuno gli ha spiegato che quei fondi erano destinati prioritariamente ad altri, e sempre nessuno ha controllato la sue «credenziali» all’atto dell’erogazione. L’espressione di molti associati presenti ieri, a Breno, all’incontro organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori per denunciare il caso rendeva però bene lo stato d’animo. Cosa sta succedendo? Dopo una serie di verifiche, l’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, reclama da non pochi imprenditori agricoli che avrebbero ricevuto senza averne diritto fondi europei (tra l’altro già investiti dai beneficiari) per la loro attività proprio la restituzione di una importante percentuale degli stessi. Lo fa attraverso l’Organismo pagatore regionale (Servizio tecnico e autorizzazioni pagamenti Feasr e Feaga), che ha indirizzato agli interessati una lettera nella quale annuncia un taglio del 27,5% sull’erogato. NELLA SEDE brenese della Cia c’erano con il direttore Paolo Conti, il presidente della Cia Est Luigi Panarelli e l’avvocato Luigi Gritti. Tutti a ricordare che il prelevamento forzoso è di alcune decine di migliaia di euro ciascuno per una trentina di imprenditori solo in Valcamonica, ma alcuni importi sono superiori e si riferiscono alle annualità fra il 2015 e il 2017. Quanto basta per mandare in crisi le aziende. L’origine del problema? I fondi per lo sviluppo in questione sono di derivazione europea, ma sono transitati dalla Regione e appunto dall’Agea. Solo che, secondo i vertici della Cia e i rappresentanti legali, gli enti erogatori si sarebbero «dimenticati» di spiegare che erano prioritariamente destinati ai giovani agricoltori e a nuovi imprenditori del settore. Lo ha ribadito l’avvocato Gritti spiegando agli associati che «la riserva nazionale dei titoli della Politica agricola comunitaria era riservata». Cosa succederà? Il legale ha consigliato un’azione di tipo politico, perché se si arrivasse al confronto legale non potrebbe esistere un’azione collettiva: ogni azienda dovrebbe presentare un proprio ricorso. Intanto il presidente ha ipotizzato una manifestazione di protesta davanti ai cancelli dell’Agea. •

Suggerimenti