Diserbanti e malesseri L’Ats vuol vederci chiaro e c’è chi offre alternative

di L.RAN.
Diserbi: il dibattito continua con qualche frecciata
Diserbi: il dibattito continua con qualche frecciata
Diserbi: il dibattito continua con qualche frecciata
Diserbi: il dibattito continua con qualche frecciata

Verifiche sul campo e considerazioni tra l’ironico e il critico tengono aperto il «caso» dei diserbi contestati in Valcamonica. La novità è rappresentata dall’annuncio del dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria dell’Ats della Montagna che, rispondendo ai firmatari di un esposto sulle conseguenze delle operazioni effettuate da quattro Comuni, ha disposto accertamenti a tema TUTTO era nato dalla segnalazione di problemi respiratori e bruciori agli occhi da parte di alcune persone, e dopo la smentita degli enti locali interessati accusati di aver lasciato usare prodotti tossici è la volta di un intervento «neutro»: le considerazioni di Vittorio Moreschi, veterinario e già componente della commissione Ambiente del Biodistretto di Valcamonica. Moreschi ricorda innanzitutto che «tra il 2015 e lo scorso anno si è lavorato molto sulle alternative al diserbo chimico, e nel maggio del 2016 abbiamo organizzato un partecipato convegno a Braone ospiti del sindaco Gabriele Prandini, uno degli amministratori più sensibili al problema, in particolare per considerare l’abbandono del glifosato ancora prima che venisse bandito». «Nell’ottobre del 2016 - continua - in occasione della festa annuale del Biodistretto presentammo il dossier “Alternative per un diserbo sostenibile”, che come il convegno venne praticamente ignorato. Passiamo al maggio dello scorso anno, al secondo convegno a tema nell’auditorium Mazzoli di Breno, presente un altro esperto di glifosato oggi pentito e l’ingegner Bolego, direttore della gestione strade della Provincia autonoma di Trento, con alle spalle un’esperienza biennale nel diserbo delle strade con l’acido pelargonico. C’era solo il 30% degli amministratori locali e anche in questo caso niente stampa». Infine l’esperienza personale di Moreschi: «A Cedegolo da tre anni utilizzo aceto, sale e acqua per tenere pulito il sagrato della chiesa, aggiungendo olio di gomito e schiena piegata se serve. Ci sono disoccupati e richiedenti asilo che non sanno cosa fare. La ricetta? Prodotti naturali e voglia di lavorare».

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