Conto da brividi:
26 milioni di danni
per il maltempo

di Luciano Ranzanici
Maltempo in città
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Sono state solamente evocate le tragiche alluvioni del settembre 1960 e dell’agosto del 1987 che procurarono in Valle Camonica anche il sacrificio di vite umane e tuttavia la conta dei danni causati dal maltempo dello scorso 29 ottobre presentata ieri pone la Valle Camonica nettamente in testa ad una poco invidiabile classifica e non solo provinciale.

LE CIFRE non ancora del tutto ufficiali sono state illustrate dal direttore del Servizio foreste e bonifica montana dell’ente comprensoriale Gian Battista Sangalli nel corso dell’incontro convocato dal presidente comunitario Oliviero Valzelli per la ricognizione dei danni post calamità. Complessivamente assommano a 26,5 milioni i danni segnalati dai 40 Comuni per le procurate ai territori (frane, dissesti idrogeologici, problemi alle opere idrauliche, distruzione di boschi ed interruzioni della viabilità silvo/pastorale). «Un importo di certo sottodimensionato», ha affermato lo stesso Sangalli. Il Comune di Ceto figura in testa alla graduatoria dei danni subiti dal territorio ed ufficializzati in ben 2.910.000 euro, mentre Bienno e Paisco Loveno ne hanno segnalato per un ammontare rispettivo di 1.915.000 e 1.872.000 euro. Dal punto di vista forestale sono 820 gli ettari di bosco praticamente cancellati, pari all’1,50% di quelli camuni e secondo le segnalazioni trasmesse alla Comunità montana è Sonico il paese ad aver subito i danni maggiori con 148 ettari di superfici schiantate, seguito da Ceto con 90 ettari e Paisco con 80. «Va poi aggiunto - ha spiegato ancora Sangalli - che alcuni comuni non ci hanno ancora trasmesso i dati inerenti i danni provocati dagli eventi calamitosi, che alcune zone non sono ancora raggiungibili e quindi ci mancano per ora i riferimenti e che il conteggio complessivo dei costi non tiene conto delle proprietà dei privati, per i quali dovrà essere emesso in un momento successivo un apposito bando per gli opportuni indennizzi». Nell’occasione Sangalli ha pure ricordato che il materiale a terra assomma a 150.000 metri cubi, il riutilizzo del legname schiantato potrebbe essere nell’ordine del 30/40 per cento da destinare alle segherie, mentre il resto andrà convertito in cippato per la centralina di Ponte di Legno. Sangalli non ha poi dimenticato di far osservare che l’Oglio presenta situazioni di pericolosità e che l’Enel dovrà continuare ad interrare le proprie linee aeree poiché pali e tralicci saranno sempre esposti a questi tipi di maltempo. Il presidente Valzelli ha rimarcato l’impegno della Comunità montana come ente coordinatore della gestione emergenziale e del post e che fortunatamente «in questa situazione che ha drammaticamente procurato ingenti danni ai patrimoni pubblici e privati, non si sono verificati incidenti mortali né v’è stato alcun ferito». L’assessore Carlo Sacristani ha auspicato dalla Regione «la proclamazione dello stato di calamità naturale, mettendo conseguentemente a disposizione le risorse necessarie da impiegare nella riparazione degli ingenti danni».

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