Al momento
della consegna
l’auto non c’è più

di Luciano Ranzanici
La Jeep Renegade che ha funzionato da esca della truffaIl piazzale vuoto della concessionaria fantasma vicentinaFabrizio Credentino e Marianna Gelmini hanno denunciato la truffa
La Jeep Renegade che ha funzionato da esca della truffaIl piazzale vuoto della concessionaria fantasma vicentinaFabrizio Credentino e Marianna Gelmini hanno denunciato la truffa
La Jeep Renegade che ha funzionato da esca della truffaIl piazzale vuoto della concessionaria fantasma vicentinaFabrizio Credentino e Marianna Gelmini hanno denunciato la truffa
La Jeep Renegade che ha funzionato da esca della truffaIl piazzale vuoto della concessionaria fantasma vicentinaFabrizio Credentino e Marianna Gelmini hanno denunciato la truffa

C’è anche una coppia di coniugi di Breno fra le tante vittime della maxi-truffa delle auto di lusso, orchestrata intorno alla concessionaria «Auto Kew» di Montecchio Maggiore nel Vicentino e costata alla coppia 15mila euro versati per una macchina fantasma. Fabrizio Credentino e la moglie Marianna Gelmini di Breno raccontano la truffa di cui sono stati vittime, messa in piedi con una straordinaria abilità da falsi venditori. L’esca appare il 10 novembre sul sito «Autoscout24» dove marito e moglie leggono di una Jeep Renegade offerta in vendita ad appena 15mila euro. Credentino decide di raggiungere subito il salone vicentino dove incontra Luca e Giuseppe che si presentano come venditori della concessionaria. AL POTENZIALE cliente viene fatta provare un’auto simile a quella apparsa in Internet, ma Credentino di professione meccanico, riscontra un’anomalia nel telaio tale da far pensare ad una manomissione. La visita si conclude con l’impegno della concessionaria a «fare delle verifiche sulla vettura» ed un arrivederci. Qualche giorno più tardi Credentino ritorna a Montecchio Maggiore perché uno dei due venditori, Giuseppe, lo informa della disponibilità di una seconda auto, simile comunque a quella visionata su internet. Il camuno la prova e stavolta senza dubbi perché nel frattempo via Whatsapp ha ricevuto la documentazione relativa al veicolo, versa una caparra di 1.000 euro ed attende la comunicazione del suo interlocutore per il disbrigo delle pratiche d’immatricolazione e infine effettua il saldo tramite bonifico. Pochi giorni fa, il 26 novembre, il venditore chiama Credentino per informarlo che la consegna dell’auto poteva essere effettuata in settimana od al massimo entro lunedì 3 dicembre. Il cliente camuno opta per il ritiro in data 28 o 29 e chiede l’invio delle targhe. E qui il castello della truffa comincia a scricchiolare. Il venditore risponde che non può consegnare vetture ancora non immatricolate e adduce alla necessità di un ultimo controllo in officina prima della consegna. Il cliente brenese invita un conoscente residente a Montecchio Maggiore a verificare la presenza dell’auto nel piazzale. Avuta una risposta positiva, Credentino chiama il venditore per sapere perché su Autoscout24 tutte le vetture riconducibili alla concessionaria sono state rimosse dagli annunci. LA RISPOSTA: «Ho tolto gli annunci perché ho venduto tutte le macchine e la settimana prossima ne vado ad acquistare altre». La discussione fra i due prosegue ed il solito venditore, che continua a magnificare la serietà della concessionaria, invita l’acquirente a pazientare fino al lunedì successivo per il ritiro delle targhe. L’amico di Credentino nel frattempo aveva scattato delle foto del piazzale di «Auto Kew» nelle quali si poteva notare come le auto stessero diminuendo a vista d’occhio. Ancora rassicurato da Giuseppe, il venditore dava appuntamento al successivo lunedì, ma quasi contemporaneamente a Credentino veniva riferito sempre dalla sentinella in terra vicentina che nel piazzale erano state notate delle persone che stavano caricando del materiale su un furgone. A quel punto una telefonata ai carabinieri fa scattare i controlli mentre l’ormai truffato camuno raggiunge Montecchio Maggiore dove scopre l’autosalone chiuso, il piazzale del tutto vuoto e le utenze telefoniche usate per i contatti disattivate. A Fabrizio Credentino non rimaneva che presentare denuncia ai carabinieri di Breno. I militari vicentini nel frattempo hanno individuato quello che potrebbe essere il capo di una banda che ha messo a segno una analoga truffa a Treviso un mese fa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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