A scuola di Gaì, la lingua perduta dei pastori

di Domenico Benzoni
L’antica lingua dei pastori era diffusa tra Bergamo e Brescia
L’antica lingua dei pastori era diffusa tra Bergamo e Brescia
L’antica lingua dei pastori era diffusa tra Bergamo e Brescia
L’antica lingua dei pastori era diffusa tra Bergamo e Brescia

Conoscere il linguaggio Gaì per riscoprire e apprezzare la vita dei pastori. Sulle tracce di un mestiere antico e di una vicenda incredibile. È L’OBIETTIVO che si pone la biografia di Giuseppe Facchinetti di Vall’Alta, in fase di redazione da parte dello storico Giacomo Goldaniga e del ricercatore bergamasco Emilio Gamba. I due anticipano che nel corso della loro ricerca hanno scoperto come colui che fu denominato il «re dei pastori e delle pecore», grazie all’eredità di uno zio d’America che gli donò 8.000 lire, da semplice pastore («tacolér») divenne commerciante di greggi, con attività estesa in mezza Europa. Di ritorno dall’America il bastimento sul quale Giuseppe navigava, naufragò, ma lui si salvò. Ritenutosi miracolato dalla Madonna del Monte Altino, all’omonimo santuario donò una cospicua somma di denaro e un prezioso ex voto. Le sue basi operative per il commercio delle pecore erano Milano e diversi cascinali del milanese, aveva venti famigli («macìl») e in un anno commerciava fino a 15.000 pecore. «Giusipì di Dohéna», come lo chiamavano i compaesani, dato che il nonno proveniva dal paese di Dossena, acquistava greggi di pecore soprattutto in Svizzera, Savoia, Piemonte e Varesotto e le rivendeva dappertutto. In Sardegna fu rinvenuto uno dei suoi dizionarietti Gaì. Raggiunto l’apice del successo, a 50 anni, decise di pubblicare a proprie spese «La slacadùra di tacolér», ovvero il dizionario della parlata pastorale che diffuse in tutto il bresciano e bergamasco, donandolo a centinaia di pastori perché non si dimenticassero del loro gergo e restassero vicini alle proprie radici. La ricerca di prossima pubblicazione da parte dei due storici camuni, rivela che in verità non fu lui a raccogliere i 549 lemmi del vocabolarietto ma un certo Giacomo Breda, suo conterraneo, che firmò la premessa della pubblicazione e copiò parte delle parole pubblicate dal linguista Antonio Tiraboschi nel lontano 1864. IL PREZIOSO libello fu diffuso anche nel bresciano e in Valle Camonica e fu ripreso e ripubblicato da vari autori locali (Volpi, Ameraldi, Tognali, Goldaniga, Mauro e Claudio Bernardi). Giuseppe Facchinetti finanziò la prima edizione del vocabolarietto nel 1921, che venne ristampata nel 1948-49 e fu nuovamente pubblicata nel 1979 dal servizio veterinario dell’assessorato alla sanità della Regione Lombardia. La biografia del vecchio pastore, curata da Goldaniga e Gamba, metterà a disposizione anche questo primo dizionarietto e rientra in un progetto dell’associazione «El Teler» di concerto con la Fondazione comunità bresciana finalizzato alla riscoperta del Gaì. Una lingua antica che parla di un passato che non è poi così lontano. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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