Un’altra discarica
incombe su Ghedi
Il «no» si mobilita

di Milena Moneta
La cava Inferno destinata a diventare una discarica: nell’area confinante potrebbe presto nascere un altro sito di smaltimento rifiuti
La cava Inferno destinata a diventare una discarica: nell’area confinante potrebbe presto nascere un altro sito di smaltimento rifiuti
La cava Inferno destinata a diventare una discarica: nell’area confinante potrebbe presto nascere un altro sito di smaltimento rifiuti
La cava Inferno destinata a diventare una discarica: nell’area confinante potrebbe presto nascere un altro sito di smaltimento rifiuti

Nella Bassa spunta l’ennesimo progetto di discarica. Nel mirino del fiorente business dei rifiuti è finito stavolta Ghedi, dove già incombe il controverso sito di smaltimento della cava Inferno. Il «cimitero» di scarti inerti andrebbe a riempire la voragine lasciata in eredità dall’Ambito estrattivo territoriale 39, in località Finil Nuovo. La discarica dovrebbe accogliere 1.600.000 metri cubi di rifiuti. L’impianto andrebbe ad appesantire l’impatto ambientale di un comprensorio che, appunto, ospità già la cava Inferno. L’esecutivo guidato dal sindaco Lorenzo Borzi ha già bocciato l’operazione, ma alla luce dei precedenti e considerato che l’ultima parola spetterà comunque a Provincia e Regione, la partita non è assolutamente chiusa.

NELL’ULTIMO CONSIGLIO comunale le opposizioni chiamate a votare la delibera che avrebbe ratificato il «no» alla discarica hanno ottenuto il ritiro del punto all’ordine del giorno per consentire di discutere del caso in una seduta straordinaria aperta agli interventi della popolazione.

«La Giunta è stata coerente con la linea dettata dalla mozione bipartisan che fissava il divieto di apertura di nuove attività ad alto impatto ambientale - riconoscono le minoranze -: apprezziamo anche la scelta di incaricare un tecnico per motivare il diniego alla discarica. Non potendo ragionare sull’ambiente a compartimenti stagni, abbiamo tuttavia ritenuto opportuno aprire il confronto all’intera cittadinanza». L’obiettivo del Consiglio comunale aperto è di avviare una riflessione serena sul quadro ambientale a nord di Ghedi, che deve fare in conti con il sito di smaltimento Inferno.

IL NODO AMBIENTE ha fatto ritrovare unità alle minoranze. I consiglieri «indipendenti», Stefania Romano e Arturo Marpicati, con Egeria Ruffo di «Insieme per Ghedi», Melania Isola della lista «La civica» e Armando Casella e Simonetta Migliorati del Pd, hanno puntato il dito contro i presunti ritardi nell’informazione della richiesta di una nuova discarica.

«Si sta verificando quanto paventato dagli ambientalisti - osserva invece il Comitato Carta -, cioè che dopo aver autorizzato l’impianto Inferno sarebbero arrivate a catena altre domande». E a proposito del sito Inferno, se il sindaco non ha firmato ancora la convenzione nell’attesa che la procura concluda le indagini su una parte del fondo cava, dall’altra si sta approntando il bacino destinato a ospitare i rifiuti. «L’auspicato comitato di controllo – afferma Casella – non è stato costituito, quindi rischiamo di non sapere quali materiali si stanno stipando sotto lo strato impermeabile». I gestori della discarica, prima ancora di iniziare lo smaltimento, hanno già chiesto alla Provincia di triplicare l’eluato, cioè di innalzare i valori di inquinanti tollerati nelle scorie trattate. «La falda ringrazia», è il caustico commento del Comitato Carta.

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