Zone, una ferrata per avvicinarsi al cielo

di Giuseppe Zani
Tratteggiato, il percorso della nuova parete in allestimentoUna suggestiva immagine di Roberto Parolari all’opera in parete
Tratteggiato, il percorso della nuova parete in allestimentoUna suggestiva immagine di Roberto Parolari all’opera in parete
Tratteggiato, il percorso della nuova parete in allestimentoUna suggestiva immagine di Roberto Parolari all’opera in parete
Tratteggiato, il percorso della nuova parete in allestimentoUna suggestiva immagine di Roberto Parolari all’opera in parete

Il monte Gölem diventa sempre più attraente. In questi giorni, nel suo cuore, s’è cominciato ad allestire una nuova ferrata, la terza dopo quella, verticale, che si può scalare al Corno del Bene, a quota 1700 metri, e l’altra, didattica, ad anello attorno al dosso del Blùzena, a quota 1300, che è percorribile anche dai bambini.

ANCHE STAVOLTA committente e finanziatore è il Comune di Zone. Costo: 35mila euro. Il nuovo cavo d’acciaio si snoderà lungo i costoloni a strapiombo della Corna Frere, meglio conosciuta come Corna delle Capre, nella valle di Gasso. «Corno del Bene e Blùzena stanno avendo un enorme successo - dice il sindaco Marco Zatti -. Corna delle Capre può offrire altre emozioni forti agli appassionati dell’arrampicata. Questi tre siti saranno poi collegati fra di loro da sentieri».

Incaricato di realizzare la nuova struttura sportiva è Roberto Parolari, 52 anni, guida alpina di Gardone Val Trompia, già ideatore ed esecutore delle ferrate installate al Corno del Bene e al Blùzena. Con lui, in parete, c’è stabilmente Andrea Riboldi, 39 anni, anch’egli guida alpina, di recente trasferitosi da Gardone Val Trompia ad Arco, mentre altri collaboratori si alternano a formare il gruppo di lavoro, che dev’essere almeno di tre persone.

Parolari, dopo aver scattato foto sul posto e scelto al computer la via di risalita «più logica», ha fatto portare da un elicottero tutto il materiale necessario in cima alla Corna delle Capre: in due voli, circa 800 kg di cavi, fittoni, staffe e pioli d’appoggio. «Lavoriamo calandoci dall’alto: tutto il giorno imbracati e appesi alle funi - racconta Roberto -. Alla pausa pranzo ci sistemiamo in qualche anfratto per mangiare il panino che ci siamo portati». Ogni giorno utile, alle 6,30, gli «uomini ragno» sono già nella valle di Gasso, la risalgono per 20 minuti col fuoristrada, poi, a piedi, superato il tratto iniziale del sentiero dell’Uccellatore, imboccano un altro sentiero, molto ripido e affacciato su precipizi.

PREVENTIVAMENTE puliscono le pareti rocciose facendo precipitare i massi instabili, poi, usando il trapano, praticano fori in cui, insieme alla resina, conficcano fittoni, staffe e pioli. «Il nostro è un mestiere che richiede molta concentrazione - aggiunge Parolari- è duro, ma ci ripaga delle fatiche che facciamo, offrendoci la visione di splendidi panorami sullo sfondo di albe e tramonti spettacolari». Alle 17, ormai buio, i nostri «spiderman» scendono facendosi luce con le torce frontali. Ne avranno per un mese e mezzo. A cose finite, i patiti dell’arrampicata potranno superare alla Corna delle Capre un dislivello di 250 metri agganciati a un cavo che, zigzagando, avrà uno sviluppo di 400 metri.

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