Un raffinato brindisi d’autore celebra la viticoltura biologica

di C.REB.
Una riflessione sul biologico in occasione della «cena d’autunno» ospitata alla Barone Pizzini di ProvaglioPiermatteo Ghitti: ad dell’azienda
Una riflessione sul biologico in occasione della «cena d’autunno» ospitata alla Barone Pizzini di ProvaglioPiermatteo Ghitti: ad dell’azienda
Una riflessione sul biologico in occasione della «cena d’autunno» ospitata alla Barone Pizzini di ProvaglioPiermatteo Ghitti: ad dell’azienda
Una riflessione sul biologico in occasione della «cena d’autunno» ospitata alla Barone Pizzini di ProvaglioPiermatteo Ghitti: ad dell’azienda

Un raffinato brindisi d’autore per celebrare i vent’anni di viticoltura biologica e lanciare le sfide del futuro. La Barone Pizzini, prima azienda del comprensorio franciacortino a scommettere sull’agricoltura «green» nel lontano 1998, ha festeggiato l’anniversario con una «cena d’autunno» nelle sale dell’azienda di Provaglio d’Iseo. Un traguardo tagliato, come ha ricordato l’agronomo Pierluigi Donna, «grazie ad una scelta innovativa. C’è voluto coraggio imprenditoriale per entrare in un mondo ancora sconosciuto. Bisogna distinguere tra spregiudicatezza e coraggio: il primo conta sulla fortuna, il secondo sulla capacità. Servono studio e tempo per riuscire ad unire in modo eccellente tradizione e ricerca». Sulla lungimiranza ha posto l’accento anche Anna Patrizia Ucci, fiduciaria Slow Food. «Alcuni anni fa il debutto dei vini biologici era stato accolto da un clima di scetticismo. Oggi sappiamo come, applicandosi con mentalità diversa e rispettosa dell’agricoltura e dell’ambiente, si possano ottenere risultati straordinari». Giuseppe Salvioni, amministratore delegato del Consorzio Tutela Franciacorta, ha parlato di un «percorso di consapevolezza e della corretta strada che può esaltare un territorio di qualità, che non offre soltanto vino». È stato poi il direttore generale e vicepresidente Silvano Brescianini, il «padre del bio», a spiegare la mission della Barone Pizzini, che è quella di «trasformare la Franciacorta in un territorio con meno cemento e più vigne. Siamo partiti con l’idea di far bene, e di tenere vivo un fazzoletto di terra che oggi è conosciuto a livello mondiale. Ma non va dimenticato che il futuro della Franciacorta passa anche dal Ptra, e dal lavoro dei sindaci». La scelta del bio «è stata fatta in tempi non sospetti», ha spiegato l’amministratore delegato Piermatteo Ghitti, ricordando anche il recente contributo dell’azienda nell’acquisto e nel restauro del dipinto del 1590 dell’«Annunciazione» di Pier Maria Bagnadore, restituito alla città di Brescia ed ora ospitato al Museo di Santa Giulia. Una delle grandi «sfide dell’eccellenza» a tutto campo della Barone Pizzini, insieme a quella di mettere radici anche sul Monte Netto, altra zona bresciana ad alta vocazione vitivinicola, dove è stata stretta una partnership con l’azienda agricola La Contessa di Capriano di Alessia Berlusconi, quasi 11 ettari bio. Infine la novità, l’Erbamat, su cui la Barone Pizzini ha scommesso ed è pronta, prima tra tutti, a lanciare le bollicine a base di questo vitigno autoctono. •

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