«Quel colpo
di pistola, e
poi il buio»

di Giancarlo Chiari
Barbara Zanini, 36enne di Clusane d’Iseo, viva «per miracolo»
Barbara Zanini, 36enne di Clusane d’Iseo, viva «per miracolo»
Barbara Zanini, 36enne di Clusane d’Iseo, viva «per miracolo»
Barbara Zanini, 36enne di Clusane d’Iseo, viva «per miracolo»

Sono passati tre anni da quando un carabiniere sposato bussò alla sua porta, nel cuore della notte, per spararle alla testa prima di rivolgere l’arma contro di sè e uccidersi. Barbara Zanini, 36 anni, di Clusane d’Iseo continua la sua battaglia dopo avere trovato un lavoro a tempo pieno, grazie al suo impegno e alla sua fantasia in un’azienda informatica. Le manifestazioni contro la violenza sulle donne la vedranno anche quest’anno in prima fila. SCONFITTA la morte dopo otto mesi di ospedale, con pazienza e voglia di vivere e l’affetto dei genitori, Barbara ha ricostruito la sua immagine, cancellando dal volto con un taglio di capelli i segni della follia omicida, ha recuperato la libertà di muoversi superando l’esame per la nuova patente. Partendo dalla sua esperienza che cosa pensa della giornata contro la violenza sulle donne? «Oggi più che mai - risponde Barbara - il mio pensiero va alle donne che non ce l’hanno fatta, uccise da chi aveva professato loro amore, e a quelle che, come me, sono sopravvissute a una terribile, insensata, ingiusta e vergognosa violenza e lottano ogni giorno per ricostruire una vita rasa al suolo». Cosa resta di quella notte? «Ho conosciuto la morte, il 25 ottobre 2015, perché avevo scelto la mia libertà e la mia dignità. Lo aveva deciso quell’essere che mi sparò alla testa, voleva che quel giorno fosse quello della mia morte. Lotto con l’emiparesi su tutto il lato destro del corpo da oltre 3 anni: ho dovuto ricostruire la mia vita da zero e non è un modo di dire, ho dovuto farlo da sola, e come tante altre, dimenticata dalle istituzioni. Ancora oggi, non c’è una sentenza che mi renda giustizia, una situazione vergognosa non crede?». Cosa servirebbe secondo lei? «Una maggior sensibilizzazione al problema - risponde Barbara - contro una delle piaghe più orrende del nostro Paese. Educare sin da piccoli al rispetto della vita, propria e altrui, è altrettanto importante: spesso ci perdiamo in cose futili e non ci concentriamo sugli aspetti fondamentali della vita». Che cosa pensa delle cronache di quei giorni: «Sono convinta che la cattiva informazione non aiuti per niente. La foga di riempire pagine di giornali o programmi televisivi ricamando e speculando su tragedie con informazioni, nella maggior parte dei casi infondate e prive di verità, lo trovo vergognoso. Attenersi ai fatti e basta, è la prima forma di rispetto. Credo bisognerebbe fare campagne su cosa e come dovrebbe essere un uomo per essere ritenuto tale. Sento sempre dire cosa deve o non deve fare una donna, non ho mai sentito dire da nessuno cosa deve o non deve fare un uomo. La mia speranza è che si faccia qualcosa di concreto per porre fine a questa violenza inaudita». E per la manifestazione di oggi? «Il mio abbraccio più grande va alle famiglie delle vittime. Io vivo, nonostante tutto, con la gioia nel cuore e il profondo amore per la vita che nessuno ha il diritto di distruggere, per nessuna ragione al mondo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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