Onori all’olimpico Vianelli L’oro di Messico 1968 è entrato nella leggenda

di F.SCO.
La premiazione di Pierfranco Vianelli: nel 1968 oro alle Olimpiadi
La premiazione di Pierfranco Vianelli: nel 1968 oro alle Olimpiadi
La premiazione di Pierfranco Vianelli: nel 1968 oro alle Olimpiadi
La premiazione di Pierfranco Vianelli: nel 1968 oro alle Olimpiadi

La Festa dello sport di Provaglio d’Iseo, che ha premiato 70 atleti locali in una parata di stelle fra le quali brillavano le campionesse mondiali di ginnastica artistica Vanessa Ferrari e di pattinaggio Letizia Ghiroldi, ha avuto su tutti un grande, leggendario protagonista: Pierfranco Vianelli. IL CICLISTA, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Messico ’68, ha ricevuto dal suo Comune un encomio solenne a 50 anni dall’impresa a cinque cerchi. La festa, iniziata venerdì, è stata ricca di momenti e di proposte, dalla Proai Golem Junior all’esibizione di arti marziali, dall’’Open day della scuola calcio ai tornei di pallavolo. Gran finale domenica, come un arrivo in volata, con la premiazione delle celebrità sportive provagliesi, fra le quali spicca il ciclista Pierfranco Vianelli insignito di un encomio a 50 anni dalla vittoria alle olimpiadi di città del Messico 1968. Atleta d’altri tempi, solitamente un uomo di poche parole, domenica sera sulle ali dei ricordi si è invece sciolto, e davanti alla sua gente ha ripercorso quei momenti magici. «Ai mie tempi ancora non avevano inventato le radiotrasmittenti, con cui oggi ogni corridore sa in tempo reale la situazione di gara. Una volta si viaggiava più a intuito, a naso. E così è stato anche per me. Era una giornata buona, stavo bene - ha raccontato, tornando a quel giorno in Messico -. Le gambe giravano a meraviglia, ma mai avrei pensato di vincere». I RICORDI corrono veloci, come le gambe in gara: «Inseguivo dei fuggiaschi e cominciai a staccarne alcuni, ne presi un altro e a un certo punto mi trovai da solo credendo di essere in testa - ha raccontato -. Mi ricordo, come oggi che sul tracciato mi imbattei in un tifoso italiano, che più agitato di me mi tirava addosso l’acqua pensando di aiutarmi, anche se io gli gridavo di smetterla. Ma lui mi diceva: così ti rinfreschi e arrivi primo. Ci credetti. Pensavo di essere solo al comando, ma dopo una salita vidi all’inizio della discesa davanti a me un altro corridore. Ormai però ero lanciato, stavo bene ed ero anche convinto psicologicamente. Lo raggiunsi. Era il danese Leif Mortensen, lui mi disse un qualcosa che non capii, lo stesso fu per lui, ci fu uno scambio di battute e poi riuscii a staccarlo e giunsi solo al traguardo con 1’24 di vantaggio. Fu una felicità incredibile che ancora oggi, di notte, riempie i miei sogni».

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