«Nuova minaccia
per le pregiate vigne
del Franciacorta»

di Cinzia Reboni
Il Consorzio di tutela del Franciacorta Docg  si oppone all’impianto di trattamento rifiuti  in progetto nell’Ate di Cazzago-Rovato
Il Consorzio di tutela del Franciacorta Docg si oppone all’impianto di trattamento rifiuti in progetto nell’Ate di Cazzago-Rovato
Il Consorzio di tutela del Franciacorta Docg  si oppone all’impianto di trattamento rifiuti  in progetto nell’Ate di Cazzago-Rovato
Il Consorzio di tutela del Franciacorta Docg si oppone all’impianto di trattamento rifiuti in progetto nell’Ate di Cazzago-Rovato

Il mondo a misura di bollicine sognato dal Consorzio Franciacorta è in pericolo. Rischiano di essere vanificati gli investimenti nel campo della eco-sostenibilità per il settore enologico e vitivinicolo attraverso la forte diffusione della coltura biologica e il regolamento per l’impiego degli agrofarmaci nella viticoltura, ma anche gli sforzi profusi sul fronte urbanistico con il sostegno al Piano d’area regionale a tutela della vivibilità e dello sviluppo turistico del territorio. L’allarme lanciato dai produttori di vino Docg italiano più apprezzato nel mondo, è contenuto nelle osservazioni di contrarietà al progetto di un impianto di trattamento rifiuti al confine tra Cazzago e Rovato.

IL PARERE NEGATIVO del Consorzio Franciacorta, imperniato sulle prescrizioni del Piano territoriale regionale d’area, sarà insieme alle osservazioni presentate da Legambiente al centro della Conferenza dei servizi convocata oggi. L’impianto di gestione rifiuti in località Bertola-Bonfadina è inserito nel bacino di escavazione gestito dalla società Bettoni incastonato nell’Ate 9 dove si trova anche la discarica Macogna, da anni al centro di polemiche e di una vertenza a colpi di carte bollate non ancora conclusa. L'impianto avrà una capacità di 180 mila tonnellate l'anno, con una media giornaliera stimata in 750 tonnellate. Nella struttura, che avrà una piattaforma operativa di 3.273 metri quadri, saranno trattate macerie edilizie, ma anche terre e rocce e miscele bituminose. L’iter autorizzativo procede a grandi passi anche perché i Comuni non hanno presentato osservazioni e la Provincia non ha ritenuto necessario imporre la Valutazione di impatto ambientale. Il parere della Conferenza di servizi diventa in questo contesto cruciale. Contro l’operazione si sono schierate Legambiente e le minoranze di Cazzago e Rovato, che ospiterà gli impianti di betonaggio e conglomerato bituminoso provenienti dall’Ate 10 di Castegnato. Il fronte del «no» conta anche il Consorzio per la tutela del Franciacorta. «Il progetto fa parte del territorio di produzione vitivinicola di qualità. Aspetto, questo, che non viene indicato all’interno dei documenti depositati dalla Bettoni - scrive l’amministratore delegato del Consorzio Franciacorta, Giuseppe Salvioni -. Nè lo Studio di impatto sulla biodiversità nè lo Studio preliminare ambientale fanno riferimento ai confini della denominazione o alla produzione di vini di qualità che caratterizzano questo territorio». Nel luglio 2017 la Regione ha approvato il Piano territoriale regionale d’area della Franciacorta - Ptra -, uno strumento «condiviso tra i sindaci del territorio con l’obiettivo di elevare la qualità della vita della Franciacorta - sottolinea il Consorzio -. Il Ptra si sofferma in più occasioni sul tema delle aree degradate, e in particolare sulle cave e le discariche dismesse o abbandonate, favorendo interventi di rigenerazione paesaggistica e ambientale». Come si legge nel dispositivo regionale, «l’area di cava, una volta recuperata, dovrà produrre un paesaggio con precise caratteristiche in grado di generare condizioni di benessere per le comunità. Di fronte alle ferite inferte al territorio, le operazioni del progetto di recupero non possono tendere sempre, solamente e semplicemente a ricucire mettendo in sicurezza e dando un ornamento vegetale, ma devono intervenire nei processi per guidare le trasformazioni dei luoghi verso nuove identità che rispondano alle esigenze delle persone e dell’ambiente, tenendo conto degli impatti che comporta l’attività estrattiva».

IL CONSORZIO ritiene che «l’impianto di produzione di bitume e trattamento rifiuti non sia coerente con le indicazioni sul recupero degli ambiti estrattivi previsti dalla Regione. Il progetto - sottolinea Salvioni - va a ledere non solo l’ambiente del comprensorio, ma anche l’immagine del paesaggio della Franciacorta che il Consorzio promuove a livello internazionale. Lo sviluppo di questa attività porterebbe un impatto negativo sul territorio e sull’attività delle aziende vitivinicole».

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