Le vene aperte del lago d’Iseo La siccità tradisce gli scarichi

di Giancarlo Chiari
Acqua bassa, scarichi a vista: uno «spettacolo» offerto dalla siccità
Acqua bassa, scarichi a vista: uno «spettacolo» offerto dalla siccità
Acqua bassa, scarichi a vista: uno «spettacolo» offerto dalla siccità
Acqua bassa, scarichi a vista: uno «spettacolo» offerto dalla siccità

Il basso livello del lago d’Iseo ha messo in mostra in tutti i paesi l’esistenza di scarichi urbani nascosti abitualmente dall’acqua. Un «segreto» rivelato, che mentre avanza il cantiere del nuovo depuratore di Paratico (pronta a giugno la nuova linea, il prossimo anno l’intero impianto), riporta all’attenzione il tema della qualità dell’acqua. IL PRESIDENTE dell’Autorità di bacino, Giuseppe Faccanoni, che ha appena ottenuto i finanziamenti regionali per debellare l’alga infestante Vallisneria Spiralis, ha idee precise sul tema: «Sulle due sponde - spiega - gli scarichi a lago sono decine, e adesso si vedono perché il livello è basso. Il loro controllo, per legge, è di competenza delle province di Brescia e di Bergamo, che già quando avevano maggior peso politico, era difficile esercitare, perché urtava gli interessi dei Comuni ai quali competeva sia la depurazione sia la realizzazione di fognature». Faccanoni, che ha diretto il Cotas (consorzio tutela del Sebino, ora Tas), che ha sostenuto il finanziamento del nuovo depuratore, osserva: «Ci sono voluti otto anni per definire le regole del Parco dell’Oglio e questo fa capire quanto sia complicato intervenire, tanto più adesso che due giganti come Uniacque e Acque bresciane, gestiscono il ciclo dell’acqua delle due provincie. Sono aziende inevitabilmente attente agli aspetti finanziari non meno che che alla tutela della qualità dell’acqua. Questa spetterebbe per legge ai due Ato, ma hanno una struttura troppo debole per esercitare un controllo efficace. Servirebbe una specie di autority, indipendente da Comuni e società, che controlli scarichi e depurazione. Ci sono leggi draconiane in materia ma per diversi aspetti non vengono applicate proprio perchè mancano i controllori». Il danno è anche strutturale: il vecchio depuratore è andato in crisi perché con i reflui entrava l’acqua del lago che li diluiva troppo togliendo ai fanghi il tempo necessario per decomporli, e in caso di pioggia, il troppo pieno ne provocava lo sversamento nel fiume prima che il trattamento fosse completato. Grandi le aspettative per il nuovo depuratore. •

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