La Franciacorta
scommette su un
grande futuro turistico

di Stefano Martinelli
Il paesaggio della Franciacorta: oltre alle «bollicine» anche il turismo può conquistare il mondo
Il paesaggio della Franciacorta: oltre alle «bollicine» anche il turismo può conquistare il mondo
Chiesa di San Giorgio, convegno sulla Franciacorta (FOTOLIVE)

Patria delle bollicine italiane per antonomasia, la Franciacorta ha dato vita a un «brand» che è ora conosciuto in tutto il mondo come sinonimo di qualità, di prestigio, di raffinata eccellenza.

DIETRO AL NOME, però, eclissato dalle bollicine dei suoi vini, si nasconde un territorio ricco di patrimoni culturali, materiali e immateriali, che non gode della stessa notorietà del marchio: Franciacorta, per i più, significa ancora vino e basta.

Aprire questo immenso forziere di eccellenze al mondo intero è lo scopo del «Cantiere di progettazione», laboratorio programmatico per lo sviluppo delle potenzialità della Franciacorta finanziato da Fondazione Cariplo e al quale aderiscono la Provincia di Brescia, come capofila, Fondazione Franciacorta e Federculture.

«Andare oltre i campanilismi e competere come sistema territoriale è la via da seguire - afferma la consigliera provinciale Nini Ferrari, nel corso del primo giorno di lavoro, ieri, nella chiesa di San Giorgio -. Una coalizione locale, in cui istituzioni pubbliche e privati agiscono insieme verso un obiettivo, può cambiare la percezione che all’esterno si ha della zona».

SI PREANNUNCIA un lungo percorso quello del Cantiere (la fine dei lavori è attesa per l’autunno del 2016) e che andrà incontro a non poche asperità.

«Il quadro competitivo è molto ampio, dato che tante realtà internazionali stanno investendo molto sulla cultura - sostiene il presidente di Federculture, Andrea Cancellato -. Ma il metodo del cantiere, di un approccio che sappia progettare e costruire ascoltando tutte le voci dei soggetti interessati, può allinearci al resto del mondo».

Primo passo fondamentale è il reperimento delle risorse e in questo si guarda principalmente all’Unione Europea. «Esiste un menù di strumenti molto ampio», conferma il direttore di Federculture, Claudio Bocci, come i benefici fiscali per il mecenatismo culturale «che possono portare anche a sgravi del 65 per cento».

L’OBIETTIVO è quindi creare una Franciacorta che vada aldilà del semplice, seppur forte, marchio legato alla produzione vinicola.

«Dietro alla qualità di un nome ci sta la qualità di un territorio - sottolinea l’amministratore delegato del consorzio Franciacorta, Giuseppe Salvioni -: ora è giunto il momento che anche questo trovi un suo spazio».

Il cambiamento andrebbe così ad intercettare un target turistico che valica i confini nazionali e locali. Se attualmente i principali fruitori delle terre franciacortine sono bresciani e bergamaschi, con una durata media del soggiorno di 1,7 giorni, ciò è dovuto a una bassa capacità di attrattiva. Da migliorare. E un evento come The Floating Piers di Christo, più volte citato, «deve essere preso come esempio - sottolinea Cancellato - per dare alla Franciacorta il ruolo che le spetta nel panorama turistico e culturale internazionale».

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