Ammazza
la moglie e poi
si toglie la vita

di Luca Canini
Omicidio suicidio a Ome
Omicidio suicidio a Ome
Omicidio-sucidio a Ome (Fotolive)

Un raptus violento e omicida, innescato molto probabilmente dall’ennesima lite. Poi una serie di coltellate inferte alla moglie, quattro, forse cinque, ferita mortalmente (pare) e poi colpita di nuovo con una bottigliata alla testa. Infine la lama del coltello da cucina rivolta contro se stesso, nel cruento tentativo di togliersi la vita. Più fendenti, all’addome e al torace. Ma non fatali. Tanto da indurlo a ricorrere a una dose massiccia di farmaci e psicofarmaci, arraffati in fretta e furia da cassetti e armadietti: un cocktail letale che non gli ha lasciato scampo.

QUANDO I CARABINIERI li hanno trovati, a terra, in una pozza di sangue, erano entrambi morti. Uno accanto all’altro, sul pavimento del soggiorno dell’abitazione di piazza Aldo Moro, a Ome, che la coppia di origine rumena occupava da tempo. Lui, Florinel Monea, 55 anni, disoccupato, un passato e un presente segnati da disturbi di natura psichiatrica; lei, Sorina Monea, di cinque anni più giovane, badante, in Italia da molto prima del marito per cercare lavoro. L’omicidio-suicidio, probabilmente, nella notte tra sabato e domenica. A far scattare l’allarme è stato il figlio trentenne della coppia, che vive a Rodengo Saiano. Non li sentiva da sabato. Nessun segno di vita, nessuna risposta al telefono. Ieri pomeriggio, avvisato dalla famiglia di Monticelli Brusati presso la quale la madre lavorava che la donna stranamente non si era presentata, finito il turno in fabbrica ha deciso di andare a controllare di persona che cosa fosse accaduto. Una volata in auto sulle ali di una preoccupazione crescente. Ore 15.30. Minuto più, minuto meno. La casa avvolta nel silenzio, l’automobile della madre parcheggiata sotto il porticato, due finestre spalancate al primo piano, il citofono che suona a vuoto, la porta chiusa a chiave. A quel punto la decisione di allertare il 112. Sul posto i Carabinieri della stazione di Passirano, competenti per zona, e una squadra dei Vigili del Fuoco inviata da Brescia. Il tempo necessario per forzare la porta e poi la macabra scoperta. Inutile l’intervento dei sanitari, arrivati a bordo di un’automedica e ai quali è toccato il compito di constatare i decessi: per marito e moglie non c’era più niente da fare. Senza vita da un giorno, forse da due. La stanza in disordine, il sangue dappertutto.

SARANNO comunque gli esiti dei rilievi condotti dagli esperti della Sezione Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Brescia, al lavoro per più di tre ore nella stanza al primo piano dell’abitazione, a ricostruire la dinamica di quanto accaduto. Sul posto anche gli uomini del Comando Provinciale e quelli della Compagnia di Gardone Valtrompia, guidati dal capitano Fabio Iapichino, che si sono occupati anche di raccogliere le testimonianze.

IN PARTICOLARE quella del vicino che occupa l’altra metà della palazzina che sorge alle spalle della filiale di Ubi Banca che si affaccia su piazza Aldo Moro, all’intersezione tra via Maestrini e via Lizzana. Vicino che avrebbe confermato che i due coniugi di origine rumena litigavano spesso, riferendo di avere sentito rumori strani e qualche urlo nella notte tra sabato e domenica, ma non un trambusto tale da far sospettare la tragedia in atto. Probabile insomma che l’omicidio-sucidio si sia consumato nell’arco di pochi minuti, al culmine di un alterco finito nel sangue. Un’esplosione di rabbia che non ha lasciato scampo a Sorina Monea, vittima innocente della furia assassina del marito. Aggredita e uccisa barbaramente da chi poi ha deciso di farla finita. Due cadaveri, un dramma senza senso.

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