Incendi in
discarica, uno su
cinque è doloso

Gli incendi in discarica sono  diventati  un fenomeno preoccupante
Gli incendi in discarica sono diventati un fenomeno preoccupante
Gli incendi in discarica sono  diventati  un fenomeno preoccupante
Gli incendi in discarica sono diventati un fenomeno preoccupante

Cinzia Reboni Un incendio su cinque in impianti di trattamento rifiuti è doloso e nel 50% dei casi le indagini sono a carico di ignoti. Il rapporto triennale diffuso ieri dalla Commissione Ecomafie chiama in causa anche Brescia, una provincia assediata dalle discariche che rischia di diventare la nuova Terra dei fuochi. Dei 261 bacini di rifiuti dati alle fiamme tra il 2014 e il 2017, 5 tra Calcinato e Bedizzole erano nel nostro territorio e 4 sono avvenuti l’anno scorso. CIRCA LA METÀ dei roghi è avvenuta al Nord, confermando una inversione del flusso dei rifiuti e degli interessi criminali che alimenta suo malgrado. «Si tratta di un fenomeno e non una somma di singoli eventi che denota come ci sia una stretta correlazione tra gli incendi e una non corretta chiusura del ciclo rifiuti - osserva Miriam Cominelli, membro del Pd nella Commissiome bicamerale di inchiesta sulle Ecomafie -. Siamo di fronte a un’emergenza che denuncia con chiarezza la fragilità del sistema dei controlli, per contrastare il quale serve andare verso una maggiore omogeneità dell’azione investigativa». Le cause dell’aumento degli incendi in discarica registrati negli ultimi anni individuate dalla Ecomafie sono varie: fragilità degli impianti (spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo), il sovraccarico generato da controlli rarefatti sulla gestione, le mutate congiunture nazionali e soprattutto internazionali (la Cina soprattutto, che ha bloccato l’importazione di rifiuti plastici) che hanno determinato un sovraccarico di materiale non gestibile che ha dato luogo a incendi dolosi «liberatori». In ogni caso, si tratta di una criticità che non trova un argine nella risposta dell’attività giudiziaria, che risulta «limitata, non omogenea e non particolarmente incisiva negli esiti». La Commissione chiede una maggiore e più coordinata prevenzione che sicuramente corrisponde ad un interesse non solo di tutela ambientale ma anche di migliore gestione delle risorse pubbliche, controlli più accurati, non solo documentali ma anche fisici degli impianti, su situazioni societarie, assicurative e fideiussorie, autorizzazioni in materia ambientale e certificazioni antincendio ed una adeguata programmazione delle verifiche anche negli impianti apparentemente minori ma potenzialmente a rischio. Va inoltre superata «l’invisibilità di molti eventi» e, dal punto di vista della qualificazione giuridica dei fatti, si chiede che «la prima ipotesi di reato possa essere quella di incendio colposo a carico dei gestori». «I risultati del rapporto - conclude Miriam Cominelli - ci indicano con chiarezza la strada da percorrere per contrastare il fenomeno. Serve più coordinamento fra i soggetti pubblici coinvolti e una visione del tema che abbia come scopo prioritario la chiusura corretta del ciclo dei rifiuti, l’unica strategia possibile per risolvere il problema della carenza impiantistica che genera sovraccarico degli impianti». •

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