Scuole, banchi deserti. E gli anziani volano

di William Geroldi
Le scuole elementari rischiano, secondo le proiezioni al 2027, un crollo verticale di iscritti
Le scuole elementari rischiano, secondo le proiezioni al 2027, un crollo verticale di iscritti
Le scuole elementari rischiano, secondo le proiezioni al 2027, un crollo verticale di iscritti
Le scuole elementari rischiano, secondo le proiezioni al 2027, un crollo verticale di iscritti

Sempre meno giovani, e sempre più vecchi e «grandi» vecchi. Prendiamole pure con la giusta prudenza, trattandosi di proiezioni: da qui a dieci anni, nel 2027, predicono un marcato calo della popolazione bresciana nella fascia giovanile fino a 13 anni, a cui farà da contrappeso una elevata incidenza degli anziani, oltre i 65 anni. È L’UNITÀ di staff statistica del Comune di Brescia a delineare l’andamento della popolazione a Brescia e provincia nel prossimo decennio distinta per «classi di età funzionale», offrendo così un importante strumento di conoscenza per programmare il fabbisogno dei futuri servizi. Di sicuro, a leggere i numeri, dagli asili nido alle scuole medie, il crollo delle frequenze sarà drastico. Se nel 2017 la popolazione tra 0 e 2 anni in età da asilo nido assommava a 32.620 unità, tra dieci anni potrebbe scendere di 3mila unità, a poco meno di 30mila, peggio alle materne con 5mila bimbi in meno in età scolare. Ma sono le elementari a lamentare una maggiore vulnerabilità: nel 2017 i piccoli fino a 10 anni erano 66.313, nel 2027 scenderanno a 52mila, un saldo negativo di 14mila unità, idem alle medie. Per invertire la rotta occorre affacciarsi alle scuole superiori che invece registreranno un aumento della popolazione studentesca, da 62.126 a 65.720 unità nel 2027; ben maggiore il numero dei giovani universitari, da 60 mila a 68 mila. Una curva tutto sommato facile da spiegare perchè gli adolescenti sono l’avanguardia di un periodo delle nascite non ancora in picchiata e inarrestabile come è accaduto invece negli ultimi anni; per non dire dell’immigrazione che nella nostra provincia trovava fino a poco tempo fa ancora occasioni di lavoro, favorendo quindi sia la formazione che il ricongiungimento dei nuclei famigliari. Un primo effetto della flessione potrebbe riverberarsi su edilizia scolastica e occupazione. Utile quindi riflettere sia sul fabbisogno di edifici e nello stesso tempo immaginare i riflessi sull’occupazione: o meno classi e quindi meno docenti, o classi con meno studenti, ma docenti invariati. Non si tratta di questioni di scarso peso. Il capitolo anziani è l’altra faccia della medaglia. Un dato balza subito all’occhio ed è la proiezione degli over 85 anni: dai circa 39 mila del 2017 si prevede un balzo a oltre 71 mila. UNA LONGEVITÀ che ugualmente premia gli over 65 e gli over 75. Queste tre fasce di età appena indicate sommeranno nel 2027 circa 334 mila persone a fronte dei 264 mila del 2017; una progressione destinata ad incidere, è evidente, sulle azioni da mettere in campo per fronteggiare esigenze specifiche di una crescere fetta di popolazione. In mezzo al guado, tra giovani ed anziani, si colloca l’esercito di chi dovrà reggere l’onda d’urto dei cambiamenti attraverso il proprio lavoro da cui dipenderanno le risorse da redistribuire alla collettività per finanziare la spesa sociale. Un numero di persone rilevante, destinato a restare sostanzialmente stabile secondo le proiezioni: nel 2017 sono circa 702 mila gli adulti compresi tra i 24 ed i 64 anni; più o meno invariati dieci anni dopo, circa 700 mila. Attenzione, non si tratta di lavoratori perchè la distinzione statistica è solo per classi di età, non per occupazione, quindi mescola occupati e non. Ma si può immaginare che da questo equilibrio ne consegua uno analogo sul versante occupazionale, se non anche un calo con la conseguente difficoltà a soddisfare la richiesta di manodopera delle aziende. Ed un inevitabile aumento della carriera lavorativa per chi lavora, a questo ha già provveduto la riforma Fornero. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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