La Gavardina
pedala per
sfuggire al degrado

di Alessandro Gatta
Il tratto in territorio di Gavardo sul quale si sta intervenendo per la nuova staccionata in acciaio cortenDivieto di correre in biciclettaA Gavardo il tratto via SormaniA fianco del Naviglio uno dei tratti più suggestivi della pista:  anche qui le staccionate cadono a pezzi
Il tratto in territorio di Gavardo sul quale si sta intervenendo per la nuova staccionata in acciaio cortenDivieto di correre in biciclettaA Gavardo il tratto via SormaniA fianco del Naviglio uno dei tratti più suggestivi della pista: anche qui le staccionate cadono a pezzi
Il tratto in territorio di Gavardo sul quale si sta intervenendo per la nuova staccionata in acciaio cortenDivieto di correre in biciclettaA Gavardo il tratto via SormaniA fianco del Naviglio uno dei tratti più suggestivi della pista:  anche qui le staccionate cadono a pezzi
Il tratto in territorio di Gavardo sul quale si sta intervenendo per la nuova staccionata in acciaio cortenDivieto di correre in biciclettaA Gavardo il tratto via SormaniA fianco del Naviglio uno dei tratti più suggestivi della pista: anche qui le staccionate cadono a pezzi

Consuetudine vuole che si parta da via Carlo Sormani, di fianco al parco dell’Isolo: a piedi nessun problema, e ci mancherebbe, ma in bicicletta c’è l’obbligo di scendere dalla sella, perché così dice il divieto in vigore dal 2011, e che salva solo i residenti. Ma la ciclabile in realtà dovrebbe estendersi anche più a nord, passando da Villanuova e dai Tormini. Qualche moncone già c’è, altri (forse) arriveranno. Utili magari per allacciarsi alle piste del Garda. Da via Sormani, comunque, qualche centinaio di metri e la Gavardina comincia davvero: la ciclopedonale tra le più note e frequentate della provincia, un percorso di 13 chilometri (ma che sono 21 arrivando fino ai Tormini) che arriva fino a Rezzato, per un po’ (poco) costeggia il Chiese e poi si accompagna al Naviglio Grande Bresciano (e alla tangenziale), sconfina a Prevalle tra filari di alberi e scorci da cartolina, e prosegue attraversando Nuvolento, Nuvolera e Mazzano. Ma come sta la Gavardina? Bene. Ma non benissimo. PER COMINCIARE, proseguono spediti i lavori di sostituzione della staccionata del primo tratto gavardese, in località Quanello, per poco meno di mezzo chilometro: per la precisione sono 442 metri, niente più staccionata in legno ma una nuova ringhiera in acciaio corten. «Scelto per la capacità di resistere nel tempo senza bisogno di particolari manutenzioni - spiega il commissario Anna Pavone in una nota - La tipica colorazione ruggine che l’acciaio assumerà nel corso del tempo, oltre a conferire un particolare effetto estetico, assicurerà infatti allo stesso un’adeguata e duratura protezione». L’investimento si aggira intorno ai 30mila euro, finanziati dalla Comunità Montana: i lavori sono stati appaltati proprio dal commissario, che ha annunciato anche la possibilità di riutilizzare il legno della vecchia staccionata per sostituire anche i tratti successivi che risultano ammalorati. E non sono pochi: a passo d’uomo si vedono pali a terra e spezzati, decine di metri di vuoto proprio a fianco del naviglio, in altri spezzoni della pista la staccionata invece non si è mai vista. Ma la riqualificazione è solo all’inizio: comunque vadano le elezioni a Gavardo, qualcosa da fare rimarrà sul tavolo del nuovo sindaco. IL PROGETTO originale, il cui brevetto è stato più volte rivendicato dall’ex assessore Elisa Maioli, prevedeva la sistemazione di tutta la staccionata, per tutto il tratto di Gavardo (poco più di 3 chilometri) per circa 132mila euro: «Una proposta ambiziosa - spiega Maioli - ma la cifra era stata ridimensionata in proporzione alle risorse erogate dalla Comunità Montana. Ho già chiesto al commissario di richiedere un ulteriore contributo. Non meno importante era il progetto di riqualificazione dell’argine adiacente al naviglio in via Sormani, con il posizionamento di una ringhiera». Ma non c’è solo la staccionata, tra i problemi della Gavardina. Della serie, chi ben comincia: del cartellone d’esordio della ciclopedonale è rimasto solo legno e ruggine. Il tempo passa, il segno del tempo rimane. E poi ci sono gli incivili, quelli che lasciano bellamente i loro rifiuti per strada o nel verde, o quelli che armati di bomboletta hanno imbrattato i cartelloni del sentiero degli antenati, aperto nel 2012, quasi al confine con Prevalle. E ancora: proprio a Prevalle cominciano i memorandum ai ciclisti un po’ troppo scatenati, con un perentorio «non correre». E qua e là si segnalano radici affioranti e asfalto un po’ dissestato, anche oltre la Valsabbia: tempo fa il tratto più segnalato dai ciclisti era quello del sottopasso al confine tra Rezzato e Mazzano, da più voci definito «ripido e sconnesso», oppure i tratti sporchi di ghiaia e sassi, qualcuno scriveva di «pezze e orrende rattoppi». Insomma, c’è molto da fare e forse sarebbe ora di cominciare a ragionare in termini sovracomunali. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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