«Acqua pubblica, Brescia in sintonia col Papa»

di Cinzia Reboni
Padre Alex  Zanotelli in occasione della presentazione della campagna referendaria a Brescia
Padre Alex Zanotelli in occasione della presentazione della campagna referendaria a Brescia
Padre Alex  Zanotelli in occasione della presentazione della campagna referendaria a Brescia
Padre Alex Zanotelli in occasione della presentazione della campagna referendaria a Brescia

Cinzia Reboni «Brescia è un avamposto nazionale nella difesa dell’acqua pubblica. La spinta generata dal referendum potrebbe riuscire dove cinque Governi di colore politico diverso hanno fallito, ovvero far rispettare la volontà espressa dagli italiani nella consultazione popolare del 2011». Padre Alex Zanotelli non ha dubbi: la mobilitazione sul territorio della nostra provincia «è diventata un modello, una sferzata che ha provocato un’inversione di tendenza, che ho percepito quando sono stato invitato a Brescia a lanciare il referendum provinciale per bloccare la vendita ai privati dell’acqua. Il Comitato si è opposto a questo, ed ha forzato l’Amministrazione provinciale, con l’appoggio di 55 consigli comunali, a indire un referendum che si terrà il 18 novembre. L’idea è stata subito ripresa dal Comitato acqua di Benevento, che ha lanciato un referendum comunale per bloccare la vendita di quote acqua ai privati. Altri stanno pensando di seguire questa strada». Ma perché bisogna tornare a votare su un tema già al centro di una consultazione nazionale? «Questi sette anni dalla vittoria referendaria del 2011 sono stati molto faticosi per chi si è impegnato per la gestione pubblica dell’acqua. Ben cinque governi si sono succeduti - Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni - senza tener conto del risultato. Eppure il popolo italiano aveva deciso a larga maggioranza che l’acqua doveva uscire dal mercato e che non si poteva fare profitto sull’acqua. É questa una chiara riprova che la politica non obbedisce al volere popolare, ma è prigioniera dei poteri economico-finanziari. Inutili anche tutti i tentativi fatti per far discutere in Parlamento la legge di iniziativa popolare sull’acqua, che aveva ottenuto quasi un milione di firme. Questa legge, stravolta, è rimasta intrappolata nella Commissione Ambiente presieduta da Ermete Realacci del Pd e mai discussa poi in Parlamento». Ma la svolta annunciata dal nuovo Governo? «Anche i Cinquestelle - la cui prima “stella” fu la gestione pubblica dell’acqua - non sono riusciti a “regalarcela” in città pentastellate come Roma, Torino e Livorno. L’unica grande città italiana che ha obbedito al referendum è Napoli. Nonostante questo, il Movimento italiano dell’acqua ha continuato a resistere in maniera carsica sui territori grazie ai comitati e ai coordinamenti per la gestione pubblica dell’acqua». Il presidente della Camera Roberto Fico ha promesso di modificare la normativa e i modelli di regolazione del servizio idrico integrato per ristabilire il ruolo centrale dei Comuni e l’uscita dal mercato dell’acqua. C’è dunque speranza? «In occasione del Forum dei movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua abbiamo ricordato a Roberto Fico che per noi si scrive acqua, ma si legge democrazia. Per questo non possiamo accettare le politiche razziste del governo giallo-verde, perché il concetto stesso di acqua come bene comune sottintende una società basata sui valori della solidarietà e dell’accoglienza, e quindi contro il razzismo e la xenofobia. Ma per essere credibile nella sua volontà di ripubblicizzazione dell’acqua, il M5S dovrà sottrarre immediatamente i poteri di controllo ad Arera, autorità che ha come fine la gestione dell’acqua nel mercato, per restituirli al ministero dell’Ambiente. Inoltre dovrà intervenire subito con una modifica delle norme introdotte dai governi a trazione Pd nel Testo Unico Ambiente per restituire il governo del sistema idrico alle Amministrazioni locali. Questi provvedimenti possono e devono essere fatti subito dal governo, con decreti legge, senza aspettare la conclusione dell’iter di approvazione della legge sull’acqua. Su questi punti non possiamo che valutare deludente l’azione del ministro dell’Ambiente Costa, che addirittura in una recente intervista televisiva si è chiamato fuori dalla vicenda affermando che “non è importante la gestione pubblica o privata, ma la qualità del servizio”». Cosa serve dunque? «Una grande mobilitazione. Lancio l’ appello soprattutto alle comunità cristiane, alle parrocchie perché rafforzino ancora di più questo impegno sull’acqua. Papa Francesco ha dedicato il suo messaggio per la Giornata del Creato 2018 all’acqua: “Ogni privatizzazione del bene naturale dell’acqua - sostiene Papa Francesco -, che vada a scapito del diritto umano di potervi accedere, è inaccettabile”. Si tratta davvero di vita o di morte per miliardi di impoveriti che già oggi hanno difficile accesso all’acqua e l’avranno sempre meno per i cambiamenti climatici in atto. Diamoci da fare tutti, credenti e laici, per una gestione pubblica dell’acqua, partendo da questo nostro Paese». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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