Sul tavolo la mappa delle soluzioni alternative

di A.GAT.
Il fiume Chiese a Gavardo
Il fiume Chiese a Gavardo
Il fiume Chiese a Gavardo
Il fiume Chiese a Gavardo

Al momento sono solo quattro, e una di queste (a Esenta di Lonato) tra l’altro è già stata vagliata positivamente anche dall’Università di Brescia, nello studio commissionato dal Acque Bresciane. Ma potrebbero essercene tante altre, numerose: «Sono tutte aree dismesse e degradate nei 440 chilometri quadrati dell’entroterra del Garda bresciano. Ma servirebbe una mappatura ufficiale, magari fatta dalla Provincia». Intanto sono queste le prime quattro localizzazioni alternative al progetto del depuratore del Garda: sono soltanto ipotesi, raccolte dai comitati ambientalisti Gaia e Muscolin&Ambiente sulla base dei suggerimenti di attivisti e sostenitori. Due sono a Lonato, la prima a Esenta e la seconda nella zona delle ex cave lungo via Mantova, poi a San Felice nell’area dell’ex Mollificio, infine a Manerba nelle ex cave tra la Provinciale e Raffa di Puegnago. «Il nostro non è uno studio ufficiale, non siamo tecnici - spiegano gli ambientalisti - ma semplicemente una raccolta di idee, secondo noi plausibili, nel rispetto di alcuni principi fondamentali: una metratura sufficiente per ospitare un impianto da almeno 26mila metri quadrati, in aree che non sono direttamente a lago ma nell’entroterra, comunque lontane da zone residenziali o turistiche, dismesse e quindi riconvertibili senza consumare altro suolo, come di fatto prevede la legge regionale, cioè che prima delle aree verdi vanno recuperate le aree degradate. Siamo poi convinti che non ci debba essere nessuna imposizione, e che dovrebbero essere i Comuni del lago a scegliere, insomma che non ci sia un obbligo senza confronto come invece sta succedendo lungo il Chiese». In soldoni è questo che propongono da mesi gli ambientalisti e i sindaci dell’asta del fiume: separare la depurazione dallo scarico, individuare una location che sia gardesana per il nuovo depuratore e poi ragionare sul corpo recettore. «Secondo noi - continuano da Gaia e Muscolin&Ambiente - solo una volta trovata la localizzazione più adatta allora si potrebbe avviare uno studio, purché sia indipendente, per individuare il corpo recettore. Per capire dove sia meglio scaricare i reflui, se è davvero il Chiese oppure il Naviglio Grande Bresciano, se nel Mincio oppure nel lago». Alle nuove proposte si aggiunge poi quella già ipotizzata anche da Acque Bresciane, il potenziamento del depuratore esistente a Peschiera. Anche questa fa parte dell’elenco poi sottoposto all’Università di Brescia, insieme a Esenta di Lonato e alle ipotesi di Muscoline, Gavardo e Montichiari: Acque Bresciane, si legge nella relazione finale, «ritiene che la soluzione preferibile sia quella di realizzare uno schema di depurazione per l’alto lago, a Gavardo o a Muscoline, e uno schema per il medio e basso lago a Montichiari». Ma è bene ricordare che nelle stesse conclusioni si dice «che tutte le soluzioni proposte appaiono corrette e sostenibili». E quelle degli ambientalisti? «Avremmo voluto parlarne in Provincia - chiosano da Gaia e Muscolin&Ambiente - ma si sa com’è andato l’ultimo nostro incontro al Broletto». Ben diversamente è andato l’incontro di ieri mattina in Regione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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