Quei ciclisti senza sella nelle piazze dei divieti

Uno dice «in bici senza sella» e tutti pensano a una dolente pedalata fino all’agenzia delle riscossioni, ai momenti più bui dell’esistenza, alle strettoie della vita, ma di quelle foderate di carta vetrata. È metafora del castigo umiliante, della sofferenza senza rimedio, del dolore penetrante di ferri arrugginiti che ti straziano nell’intimo. «In bici senza sella» è la punizione ingiusta, la folgore celeste che incenerisce le tue certezze e ti fulmina l’essenza. Insomma, non è una bella immagine. Ma è esattamente con questa immagine che i ciclisti di Desenzano vedono il loro futuro. Dispone il Comune che nelle piazze del centro storico non si potrà più circolare con le bici. Si potranno trascinare a mano, sì, ma senza, appunto, poter montare in sella. Per chi ama le due ruote è come materializzare l’incubo, una forma di mutilazione, il peggio del peggio, l’inferno in terra. Come andare in bici senza sella.

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